Terribile. Me l'hanno regalato e ho cercato di finirlo il prima possibile.
Un'accozzaglia di frasi inutili slegate tra loro; una continua e smodata ricerca dell'aforisma (ehi, Oscar Wilde aveva un altro cervello e un altro talento, caro Paulo!) senza traccia narrativa.
Dà una definizione di ogni cosa: la sconfitta, i perdenti, la vita, la morte, la bellezza, l'eleganza, il tempo, la solitudine, l'amore, l'amico, il sesso, l'offerta, il successo, la ricchezza, il miracolo, l'ansia, la lealtà, i nemici, l'eroe, l'amante, la guerra, i forti, i deboli, i vinti e gli sconfitti. Praticamente un dizionario!
Il tutto condito e alternato con un'innumerevole serie di frasi che iniziano con "dobbiamo" o "non dobbiamo", praticamente un lunghissimo, interminabile sermone per undicenni. Peccato che le frasi -grammaticalmente corrette- non abbiano un senso logico.
Personalmente detesto e rifuggo la vacuità malcelata dietro una presupposta saggezza che qui solo un undicenne potrebbe individuare.
Una stellina per riconoscere il lavoro di editing, per me sarebbero state zero. Per fortuna le pagine sono piccole, i bordi ampi, tra un capitolo e l'altro ci sono due pagine di intervallo, così l'agonia finisce prima; insomma il solito lavoro commerciale per trasformare in libro un manoscritto sì e no da 30 pagine che sembra copiato e incollato da altri file.
La tristezza è che in Italia il 50% delle persone non legge neanche un libro all'anno: questo significa che chi legge questo è comunque sopra la media.
Un ritorno di Coelho che mi ha lasciato quantomai perplesso. Un insieme di massime appartenenti al mondo e alla filosofia coelhiana trasportati in un passato remoto, dove tutti le fedi convivono pacificamente nella Gerusalemme del XI secolo in attesa dell'attacco finale dei crociati. Un libro che in futuro potrebbe essere indicato come un sunto del pensiero dell'autore brasiliano, ma che ora come ora rimane un po' sospeso, che si inizia e finisce in un lampo ma che non sembra arricchire più di tanto il lettore.