La lettura è semplice e scorrevole e gli argomenti sono pochi e ben approfonditi, facili da capire, magari con spunti alquanto moderni. E’ consigliato per chi vuol avvicinarsi allo Stoicismo, senza entrare troppo nei “tecnicismi” e interpretazioni da snocciolare. Credo sia comunque un libro da avere nella propria libreria come spunto veloce e considerazione.
Lo stoicismo è una corrente filosofica che sento molto vicina, i cui insegnamenti mi compiacciono perché affini al mio naturale modo di pormi alla vita.
La guida proposta ritengo sia rivolta a un pubblico molto vasto, perlopiù giovane, con scarsa dimestichezza sugli autori trattati (Seneca, Epitteto, Marco Aurelio e Musonio). Anche chi ha una più ampia conoscenza sul pensiero del periodo ellenistico (arricchito anche dalla scuola epicurea e scettica) può comunque scovare dei simpatici e utili riferimenti di ripasso e conoscenza stoica.
In particolare ho trovato interessante la parte sulle tecniche. La visualizzazione negativa mi ha convinto nel suo non essere una follia per torturarsi, in quanto anticipare i mali (immaginandoli, senza aspettarsi soltanto buona sorte) aiuta ad apprezzare più quanto si possiede (senza darlo per scontato) e a saperlo affrontare quando verrà effettivamente a mancare. Una visione secondo la quale tutto ciò che abbiamo sia soltanto stato preso in prestito dalla fortuna, che prima o poi lo vorrà restituito, aiuta nel ricoprire di straordinarietà le persone, le cose e l'ambiente circostante, consentendo - nel loro contemplarsi - di essere anche pronti a non patire troppo possibili e probabili (se non inevitabili) perdite.
La seconda tecnica utilissima è spiegata nel preoccuparsi soltanto di quanto dipende da noi stessi. Se non si ha il controllo di qualcosa è sensato non occuparsene, lasciando stare quanto non sia determinabile dalle proprie azioni. Se il controllo è invece soltanto parziale, il miglior approccio pone a restare indifferenti ai risultati esterni, interiorizzando gli obiettivi, ovvero facendo del proprio meglio e giudicandosi omettendo la componente fortuita indipendente dal proprio operato.
Saper vivere, per gli stoici, passa inevitabilmente anche dal sapersi persuadere a desiderare quanto si ha già, evitando di autocondannarsi a insoddisfazione certa per diventare insaziabili.
Il vero obiettivo è identificato nella tranquillità, da raggiungere e difendere restando imperturbabili agli eventi esterni, togliendo importanza a ricchezze e orpelli vari che infondo basta scomporre negli elementi che li compongono, per scoprirli nella loro miseria e scarsa significanza.
Voto: 9/10