" .. Io sento la sua voce. Il suo canto è ovunque, disseminato come le sue carni. Canta dai becchi. Bela con l'agnello e ulula con il lupo. Canta con la brezza fra le cime degli alberi e l'erba. Canta i petali delle margherite, le bacche del biancospino, il sapore delle pere. Canta le farfalle variopinte tardive, e le nuove crisalidi da cui le farfalle torneranno a nascere. Canta la gloriosa migrazione a V delle oche e il loro ritorno. Canta i raggi del sole, il cadere della pioggia, lo scorrere dell'acqua per il Northumberland e il flusso incessante del Tyne. Canta noi, noi, noi. Canta le nostre carni, le nostre ossa e il nostro alito. Viene e va. A volte resta ritto al limitare delle cose, in attesa della sua occasione per fare ritorno al mondo. Se ci apriamo a lui e lo lasciamo entrare in noi, ci libererà. Ci darà il suo canto e ci farà danzare.
Prenderò con me la maschera di Orpheus.
La terrò sempre con me.
E la indosso ora, nell'atto finale di questa notte di narrazione.
Guardo con i suoi occhi. Respiro il suo respiro.
Canta attraverso di me, Orpheus, mentre pronuncio queste ultime parole. Questa parola poi questa parola poi questa.
Perditi, Claire.
Non essere. Non essere.
Sii nulla.
E oh! Arriva!
Eccolo, canta dalla mia bocca, e lì, appena dietro di lui, c'è la splendida amata Ella, che viene fuori dalla Morte."
(Pagine 247-248)