Un racconto breve e denso che racconta le vicende di un partigiano in fuga dai tedeschi nella macchia toscana. Una storia che parla di Resistenza attraverso le memorie di chi l'ha vissuta combattendo per ideali di giustizia e libertà. Poche intense pagine che, con lieve e delicata ironia, stimolano riflessioni profonde.

Jan 20, 2019, 12:23 AM
Recensione

Il ritorno dello scrittore Valerio Rossi, ex dirigente del Servizio finanziario del comune di Piombino, dopo il suo primo libro Il governatore (1991). Molte le opere sulla Seconda guerra mondiale e sulla Resistenza italiana, ma stavolta lo scrittore ci sorprende rievocando il periodo attraverso brevi racconti che riportano la voce della sua famiglia, rivelante ai lettori la veridicità di tante storie narrate con gli occhi di chi ha vissuto quell’importante e crudo momento storico. Vicende che hanno luogo tra le colline toscane, narrate con precisione e sguardo attento, ma anche con quella sfumatura di tenerezza che trasforma la storia generale in una versione originale e valida soprattutto a livello scolastico.
Un libricino di grande spessore dove storicità, guerra e vita si incontrano donando un prezioso contributo per vincere l’indifferenza e l’omertà serbate ancora oggi verso tali periodi storici. Un libro che lascia un messaggio diretto soprattutto ai più giovani, che non devono restare indifferenti a tutto ciò, per cui uomini e donne hanno combattuto per avere un paese democratico, dove potesse esistere la libertà di opinione, cancellando vent’anni di dittatura.
Un romanzo che sottolinea valori ormai quasi dimenticati come libertà, pace, uguaglianza, solidarietà denunciando il fascismo e i suoi eccidi e analizzando l’occupazione e il ruolo fondamentale della Resistenza italiana. La prefazione del libro è curata dallo storico Stefano Gallo, mentre la postfazione è scritta da Ado Grilli, affezionato amico dell’autore. Il libro rappresenta una preziosa bussola in mezzo ad un incerto e smarrito presente.

Francesca Ghiribelli

Jun 10, 2018, 6:06 PM