Storia nerissima (non nel senso che è noir, nel senso che è cupa) di poveracci che campano alla meno peggio su un Appennino fatto di paesi assurdi e minuscoli, di quelli che quando ci passi (se mai ci passi) ti chiedi come sarà mai possibile che qualcuno ci sia venuto a vivere. L'autore è stato per me una scoperta: gran dialoghista, sa creare personaggi a tutto sbalzo che restano impressi in mente, e verso il finale si concede addirittura una situazione pirandelliana (il dialogo tra Zebio e il figlio Zuello, dove il figlio non riconosce il padre, o fa finta, e il lettore non sa mai se Zuello "c'è" o "ci fa"). Le ultimissime pagine, invece, potrebbe averle scritte uno tipo Erskine Caldwell o John O'Hara (ed è un gran complimento, per come la vedo io). Prefazione di un Pasolini che come al solito è tutto concentrato sulla poetica e le forme linguistiche rurali, e si dimentica di drammaturgia e personaggi, che qui mi paiono invece di assoluto rilievo.
Il mio vicino di casa mi ha regalato una copia del libro "Zebio Còtal di Guido Cavani. È la terza edizione Feltrinelli, quella del dicembre 1961.
Le pagine sono spesse, ingiallite, alcuni caratteri sono lievemente cancellati; l'odore che emana la carta è molto forte, polveroso, sa di antichità. È un contorno che si sposa meravigliosamente con la storia di miseria e sentimenti che questo libro racconta. Alla faccia degli eBook. Alla faccia di tutti gli eBook reader del mondo.
Questo libro racconta della terra in cui vivo: delle colline del Frignano, della sua gente, dei suoi cieli, delle sue costruzioni di sasso, della sua vegetazione. È quindi facile immaginare fin da subito il coinvolgimento che ho avuto. Ma c'è di più, sopra queste pagine c'è una storia densa di tristezza descritta con sincera e ammirevole poesia. Una vera e propria potenza letteraria che preme sul petto e toglie il respiro.
Conoscevo Cavani di fama, ma mai avevo avuto l'occasione di leggere questo suo breve ma immenso romanzo, e ora che ho vissuto l'esperienza mi sento di consigliarlo vivamente a tutti; che siate di queste terre o no poco importa, quello di Cavani è un linguaggio semplice, evocativo, crudo, efficace e pieno di coscienza.