Facce di colore è il libro d’esordio della giovane scrittrice afroamericana Nafissa Thompson-Spire, la sua prima raccolta di racconti.
L’autrice riflette sul concetto di identità nera, questi racconti trattano “pur sempre di cittadinanza nera negli Stati Unit……questa raccolta ha a cuore anche i corpi neri e il tradimento tanto esterno quanto interno, di quei corpi” (dalla post fazione dell’autrice)
Meraviglioso il primo racconto in cui due madri, della classe media americana, delle uniche due ragazze nere di una scuola super esclusiva, iniziano a scrivere bigliettini infilandoli negli zaini delle figlie. I toni tra le due, inizialmente cordiali, si accendono («in te traspare una miscela esplosiva di tracce residue di ghetto e spocchia negroide») fino a, sembrerebbe, creare una frattura definitiva. Ma l’epilogo sarà diverso.
L’autrice racconta cosa significa oggi essere persone nere spesso anche benestanti all’interno di una società che, sebbene abbia raggiunto dei diritti civili, nella pratica sono costantemente da ribadire.
“A volte mi sento orribile per ogni cosa, il sudore, il sangue. Non mi sento tutto il tempo come una ragazza normale, capisci? Ma poi cos’è la normalità?”, si chiede Fatima considerata traditrice della razza e pronta” a diventare nera, nera nera, nel nel nera di pecora nera, nera.”
Brian e Edwin gli unici neri ad antropologia, non riescono a trovare le parole giuste per una relazione, preoccupati di alimentare stereotipi o cadere nel rischio della generalizzazione.