CHI SPARA PER UCCIDERE PUÒ ESSERE INNOCENTE?

Bruno Balloni con il suo “Innocent” (Leucotea, 2020) non si limita a scrivere un romanzo processuale (o se preferite un legal thriller), ma offre ai lettori un interessante spunto di riflessioni su alcuni temi di attualità: il razzismo, la violenza delle forze di polizia, l’immigrazione, la giustizia e i processi, ma anche su interrogativi più profondi come il valore della vita e il diritto di portarla via, i limiti dell’auto-difesa e della giustizia fai da te.
La vicenda da cui parte si può riassumere in breve: un Maresciallo della Guardia di Finanza, fuori servizio, mentre fa la spesa, assiste a un tentativo di rapina violento, interviene e uccide il rapinatore, di colore e assuntore di crack.
In Italia, e non solo, una simile vicenda si presta facilmente a strumentalizzazioni politiche, da una parte contro la violenza degli immigranti, dall’altra contro quella della polizia e dei militari.
La scelta di Balloni e di assumere come voce narrante il Maresciallo, pienamente convinto della propria innocenza. La pubblica accusa appare dunque come “condizionata” (anche da una precedente storia personale) e particolarmente persecutoria.
Il lettore sa bene che cosa passasse per la testa dell’accusato, desideroso di fare il suo dovere (anche se la vicenda si è svolta fuori dal suo orario e dalle sue competenze), di difendere degli innocenti e di salvare la sua stessa vita quando messa in pericolo. Difficile quindi non parteggiare per lui, anche se, per chi non è nella sua testa, le cose possono non essere così semplici, del resto si dimostra uomo violento anche dopo l’evento, aggredendo un lavavetri e persino un giornalista, sebbene piuttosto invasivo. Lui è certo di non aver agito per razzismo, ma per gli altri questo non è così evidente.
Certo il suo comportamento appare piuttosto poco professionale. Spinto dalla paura uccide il rapinatore, invece di limitarsi a sparare in maniera non letale. Eppure, il tempo per riflettere lo aveva avuto. Inoltre, agisce sebbene non fosse in servizio. Un eroe? Magari tutti avessero il coraggio di intervenire di fronte all’ingiustizia, ma questo può essere pericoloso se non fatto nel giusto modo.
Altro tema affrontato è quello della stampa, sempre pronta a ricamare su vicende simili, anche se il finale, in merito, stupirà.
Certo anche l’autore sembra capire che in una vicenda così non possa essere tutto o bianco o nero, nonostante una sentenza senza ombre di dubbio o attenuanti. Un omicidio è pur sempre un omicidio. Poi la vicenda prende uno sviluppo inatteso, che fa quasi pensare a un intervento di giustizia divina. Giustizia spietata da Dio degli Eserciti, di cui è sin troppo piena la Bibbia, che lascia la strada aperta al desiderio di vendetta.
Insomma, un’opera che scorre via piacevolmente ma da leggere per riflettere.

Oct 3, 2020, 5:33 PM