Partiamo dal presupposto che questa recensione è di parte, poichè io amo ogni singola parola scritta da Gianluca Morozzi. Detto questo, ho apprezzato anche questo libro: lo stile diretto e chiaro, il raccontare storie divertente partendo da spunti piuttosto semplici. Morozzi dimostra, con questo libro, che una storia può veramente nascere da qualunque cosa e che se hai le parole giuste per raccontarla, viene davvero bene.
Acquistato per mero spirito completistico (come poi se fosse facile star dietro a tutte le uscite del Morozzi...), ma con un pizzico di giustificato timore visto l'inevitabile mix qualitativo che contraddistingue sempre queste operazioni editoriali.
Invece "Niente fiori per gli scrittori" è sì una raccolta di appunti, racconti inediti o poco noti, capitoli tagliati, liste della spesa e scarabocchi vari del prolifico autore bolognese, ma ci restituisce anche la freschezza e l'umorismo leggero ma brillante delle prime uscite cdel nostro.
I critici maligni potrebbero obiettare che proprio il buon materiale messo a disposizione dei lettori e risalente a quegli anni sia la prova di una parabola poi leggermente calante nella produzione morozziana.
Vero o falso che sia (la precedente raccolta di Fernandel, inspiegabilmente riferita a un periodo più recente, è comunque effettivamente meno brillante), questo libro ha dalla sua anche una cura editoriale maggiore, con una suddivisione razionale dei racconti per capitoli e delle simpatiche introduzioni sempre a cura di Morozzi stesso.
Il talento del generoso autore - che mai nega una sua partecipazione anche alla più improbabile delle raccolte - è assodato e sicuramente in futuro potrà manifestarsi anche al di fuori dei tranquilli territori di casa (Bologna e il Bologna calcio, Springsteen e Dylan, il rapporto contemporaneo con fidanzate e amanti).
Questa raccolta è invece un tranquillizzante riportare tutto a casa. In effetti, se non cambiano nemmeno i presidenti della Repubblica...
Le 5 stelle di questi tempi vanno di moda (...) e si ripropongono per questa raccolta del Moroz che raduna molti racconti pubblicati su Fernandel, antologie varie e altre riviste.
Il buon Gianluca non delude e ci propone i temi più svariati e in varie sfumature, come è sua abitudine. Si ride molto in alcuni tratti (ad esempio in "Non piove mai quando speri che piova") e si resta spiazzati in altri (come in perle quali "Cinquemila anni" o "Ruggine sui cardini"). Troviamo anche qualcuno dei suoi personaggi "classici" (da ricordare l'apparizione di Aldo Ferro pre-Blackout). Da leggere, senz'altro, specie per chi come me ha spesso apprezzato lo stile del Moroz.