Quanti sono i libri per bambini che affrontano il tema della morte? Non lo so, esattamente, ma mi capita di trovarne sempre di più. Forse perché, per quanto complessa da spiegare – almeno dal punto di vista di un adulto –, la morte è un accadimento naturale, l’ultimo evento di un flusso, e come tale – almeno dal punto di vista di un bambino – non merita di essere esclusa dall’orizzonte. Di essere ignorata. Le morti di cui parla Arianna Papini sono le ultime di un flusso per antonomasia. Cari estinti, infatti, parla della morte delle specie. Quando l’ultimo superstite di quella razza muore. Quando quella razza si estingue. E resta impressa sulle pagine delle enciclopedie, o sulle liste ufficiali online. Per parlarne, usa due linguaggi potenti, capaci di interessare non solo i bambini, ma anche gli adulti innamorati almeno un po’ della natura e preoccupati, forse, per quel che sta accadendo: la poesia e l’illustrazione. A ognuno dei cari estinti è dedicata una doppia pagina. La prima è per le parole. Sono i cari estinti stessi a parlare, da un ipotetico aldilà in cui ridono, brucano le nuvole e corrono controvento, e a raccontare il perché, le ragioni della loro scomparsa. La seconda è per le immagini: una serie di ritratti meravigliosi. Tante “fototessere” dove prevalgono i toni del grigio per i musi di tutti – anche se, ad esempio, si sta parlando del leone bianco (Panthera leo krugeri) – e dove ognuno ha un vestito variopinto (perché diamine, l’aldilà darà ben modo di lavorare di fantasia e di indossare una livrea diversa dalle solite piumette, pellicce e squamette). Leggi tutta la recensione, sul mio blog: http://salonedellutto.com/2015/01/24/cari-estinti-arianna-papini/