DEUS EX MACHINA

Cominciamo da un estratto della prefazione di Angelo Tonelli, grande cura di Angelo Tonelli, cercavo in libreria le sue traduzioni così più vicine alla mia comprensione:
"La tragedia è testimonianza di un rapporto diretto, talora anche conflittuale con il divino, che trova espressione in una forma artistica che intreccia parola, canto, musica, danza e azione. Quando leggiamo i testi di Eschilio, Sofocle, Euripide, ci troviamo di fronte alla loro drammaturgia tramandata attraverso la scrittura: ma qui, come anche nella sapienza greca, e in misura ancora maggiore, la scrittura è ancillare rispetto all'opera reale, che è un pezzo di vita offerto allo sguardo del theatés nello spazio sacro del théatron. E quest'opera è come una visione che alimenta la conoscenza, e induce una catarsi delle passioni, favorendo, a chi sappia guardarla con sguardo da iniziato, il distacco e la liberazione dalle medesime."
E' stato un grande viaggio, una immersione nei tragici con passione e rapimento, trascurando altre letture che quando volgevo lo sguardo alla libreria mi strizzavano l'occhio come per dire "Hey ok dacci un taglio tocca a me!" , ma è stato un lungo e travolgente viaggio, come di navi che salpano e che si abbandonano all'ozio dell'oceano, è stato qualcosa che ancora non avevo sperimentato, sempre rimandato, e queste acque greche mi hanno cinto completamente, sommerso sostenendomi, privandomi dell'aria arrichita dell'ossigeno dei secoli passati.
Nietsche, se ricordo bene, nel saggio la nascita della tragedia, letto anni fà e che rileggerò dopo essere, ora, riemerso pregno ma senza zampilli, additò Euripide come emblema della decadenza dei greci le tragedie, come la senilità del pathos in cui si dibattevano Dioniso e Apollo: io ho molta stima di Nietsche, tracimante, ma ho amato ancor più Euripide che Sofocle o Eschilio, ho avvertito una maggior risonanza col mio essere occidentale di questi anni che si suppone siano di civilizzazione, perchè si pensa alla storia come a un percorso, lineare, dalla semplicità di esseri primitivi alla complessità di una maturazione e civilizzazione che di anno in anno accresce: io non sono di questo parere: basta guardarci, saperci guardare.
Euripide mi è sembrato più, mi verrebbe da dire: riflessivo; nel pieno svolgimento di accadimenti, impeti, passioni, commozioni, spesso i suoi personaggi si lasciano andare alla deriva di speculazioni che fiaccano, è vero, un po il dramma; ma che evocatore d'immagini, quale abile narratore dell'azione, dei massacri, delle lotte e battaglie, quasi le vedessi svolgersi davanti agli occhi, con un sublime uso di quello che mi verrebbe di chiamare flashback d'oratoria evocatrice.
E ripeto, noi ne leggiamo, ma, immaginate? Ai tempi, rappresentate, declamazioni intonate dissimulate da maschere e costumi, cori, suoni e canti, e l'antica lingua greca! Certo per loro era consuetudine, ma quanto vorrei averla imparata e sentita risuonare in me: ma altri studi e solo la passione, senza nessuna formazione, mi porta a queste considerazioni, a parlarne, probabilmente con molta ingenuità.
In Euripide vi è l'utilizzo frequente del meccanismo del Deus ex machina, una divinità sorretta da un macchinario che discendeva nella messa in scena risolvendo narrazioni intricate in cui non era più possibile districarle tramite le normali concatenazioni di causa ed effetto. E immaginatevi anche questo, ad un certo punto, completamente assorbiti dalla catarsi scenica... ecco il Dio, o la Dea, discendere!
Ho notato che spesso i personaggi di Euripide hanno un rapporto conflittuale con le divinità, imperscrutabili per gli umani, nei cui confronti causano per lo più afflizioni: le insultano, lanciano insinuazioni, quasi ne sfidano il potere, salvo poi assecondarne il volere.
E le donne? E le Donne? e Le Donne? Come non restare ammaliati dalle Donne di Euripide, assolute protagoniste di ogni tragedia? Certo spesso in bocca a uomini vengono insultate sminuite ma, le Donne di Euripide? Ineguagliabili figure di passioni: Medea, Giocasta, Ifigenia , Elettra, Clitennestra, Andromaca, Alcesti, Fedra, Ecuba, Elena, le Baccanti e altre tante altre. E' come se in Euripide ci fosse un riconoscimento della grandiosità delle donne ma nello stesso tempo uno sgomento, una deferenza verso le emozioni che si fanno più tangibili nelle figure femminili, in cui scorrono senza freni, senza ipocrisie. La potenza delle passioni è disprezzata, temuta, ma anche avvincente, seducente: irresistibile.
Ultima considerazione: naturalmente, tutto o quasi ha a che fare con la guerra di Troia, un macigno impresso nella memoria dei Greci, e perdonatemi la faziosità: ma sono sempre stato dalla parte dei Troiani, come in ogni accadimento, passato presente e futuro, la mia simpatia si slancia sempre verso le terre che patiscono l'invasione.

No, non è tutto concluso: Omero, Virgilio, è tempo, quasi, di conversare anche con voi.

Jul 2, 2023, 9:12 AM

"Le baccanti" l'avevo letto diversi anni fa, su consiglio di una mia compagna di Università, lei diplomata al liceo Classico, io col diploma professionale. Sentendo la mia cultura nettamente inferiore alla sua ero titubante dal seguire il suo consiglio. Capendolo, forse, mi ha porto il suo libro del liceo (con tanto belli quanto esotici appunti scritti con ricciolini greci sul fronte in lingua originale), mi ha imposto la lettura... stupendo, "Le baccanti" sono un libro stupendo, certe immagini, certe sensazioni... quasi dà fastidio che sentimenti che crediamo prerogativa nostra o della nostra epoca si possano ritrovare, e descritti in maniera magistrale, anche in autori così lontani da noi... l'uomo rimane sempre uguale a se stesso negli aspetti fondamentali. Da una parte è spaventoso, dall'altra è consolatorio: non siamo poi così soli come spesso crediamo...

Sep 9, 2008, 10:14 AM