Quel mio vezzo squisitamente austeniano.

Come in tutti i suoi libri, i personaggi sono tratteggiati con grazia e maestria, specialmente quelli femminili. Fanno eccezione invece, in questo caso, quelli maschili, un po’ trascurati e poco approfonditi. Edward, il Colonnello Brandon e Willoughby, messi insieme, non fanno un Mark Darcy. O un Mr Knightly. Per il resto, poi, c'è tutto. Ragione e sentimento, temperamenti che si addolciscono (il sentimentalismo eccessivo di Marianne, che si tramuta in affetto maturo) e caratteri che si fanno più caldi (la cauta prudenza di Elinor, che sboccia fino a diventare amore pieno). Quel po’ di raffinato humour tipicamente britannico che ogni tanto affiora qua e là, garbato. Quel potere ipnoticamente lenitivo dell'ampio fraseggio austeniano, amabile. Forse il finale arriva un po’ troppo rapidamente, nelle ultime pagine, a lasciare un po’ d'insoddisfazione, ma la Austen, come sempre, resta il vezzo inconfessabile, squisitamente old style e fuori moda, che alberga nel mio cuore.

May 13, 2008, 7:49 AM
armocromia

Uno degli aspetti più moderni dell'idea che la Austen ha delle relazioni consiste nel ripetere a più riprese la convinzione che le persone si reagiscano. 

Un conto è il proprio carattere,
un altro è il prevedere gli effetti della reazione chimica che avviene quando lo si combina con quello di un'altra persona o con il contesto. 
Così, un uomo come il Sig. Dashwood potrà, nell'unirsi ad una Fanny Ferrars, farne proprio l'egoismo e la piccineria, 
mentre di un ingenuo villain da manuale come Willoughby si potrà pensare, 
come farà Elinor, 
che essere stati cresciuti senza una guida, troppo liberi e troppo poco liberi contemporaneamente, 
possa provocare a sé stessi danni che anche altri finiranno per scontare, 
come accade alla sorella Marianne o a Eliza Williams.

La stessa Elinor si innamora di Edward Ferrars proprio perché lo può migliorare.
Sente di avere la personalità adatta per dare fiducia e serenità alla sua, 
ed è questa fiducia, 
come fosse già un fatto, 
a farle comprendere come mai un uomo come Ferrars, 
che appare opaco e perennemente indeciso, 
possa aver commesso quando era un ragazzo 
la debolezza di soccombere al fascino di una Lucy Steele così distante da lui per gusti e abitudini. 

Le reazioni che divampano fra due individui, fra noi e qualcun altro, 
possono renderci insomma molto meglio, 
o molto peggio, 
di quello che siamo o saremmo, 
questo sembra dire 
- fermamente - 
Jane Austen. 

E così Ragione e Sentimento più che un'apologia del classicismo, 
opposto a un romanticismo nel complesso infido come il fondo di una palude, 
nel quale la passione può trasformarsi da limpida corrente in sabbie mobili, 
più che un romanzo di opposti che si attraggono, si respingono, o si completano, 
diventa anche la storia di una complessa verità: 
quando e quanto siamo disposti ad ammettere 
che un'altra persona ci sia dannosa o, al contrario, benefica, 
se questo va contro quelli che ritieniamo i nostri sentimenti?

In quest'ottica il rocambolesco colpo di scena nel finale non è affatto posticcio o semplicemente funzionale alla trama. 
Lucy Steele lascia un fratello per l'altro, 
che conosce da pochi giorni, 
perché percepisce per istinto direi fisiologico una natura assai più simile alla sua. 
Senza contare l'aspetto economico, vantaggiosissimo per le lei, 
che con l'altro si sarebbe ritrovata invece a vivere d'amore,
e d'amore puramente immaginario. 
L'arrampicatrice Lucy viene resa qui più onesta del gentiluomo per nascita ma non per comportamento Willoughby. 
Il secondo non ha scuse, oltre quella di non aver avuto esempi lodevoli ed eticamente costruttivi. 
La prima invece fa quello che non può non fare,
non potendo essere altro da sè, nonostante questo non costituisca una giustificazione morale. 
Essendo però un comportamento naturale, indirizza naturalmente l'epilogo, consentendo finalmente a Elinor ed Edward di sposarsi. 
E questo è sia classico, per equilibrio,
che romantico, per condivisa inclinazione. 

Sul personaggio di Marianne, sulla sua "sensibilità", molto si potrebbe scrivere. 
La verità è che la Austen assegna a una ragazza giovanissima, 
troppo giovane, 
pesi caratteriali che solo le sue eroine più definite e soprattutto più che ventenni, 
Liz Bennett e Anne Elliot, 
potranno in altri romanzi prima sopportare, e poi trasformare. 
Entrambe capiscono quali atteggiamenti impediscono loro di riconoscere la felicità, Marianne non ne ha il tempo. 
E così vivrà esperienze lontanissime da quelle che avrebbe considerato affini a sé stessa in un'età ancora di formazione. 
Sarà, se non felice, almeno serena con il Colonnello Brandon? 
La Austen lascia intuire di sì, ma chi legge continuerà 
ad interrogarsi sulle sue successive riflessioni, quelle della donna e non della ragazza.

Sep 20, 2024, 2:13 PM

I cattivi esistono e la fanno sempre franca. I buoni soccombono e, talora felicemente, resistono. Questo ed altro c'è da imparare da Ragione e sentimento, amara e delicatissima opera che solo un genio come Jane Austen poteva concepire.
Una rilettura che ho fortemente voluto, per verificare se, a distanza di trent'anni, quest'opera apparisse ai miei occhi ancora così romantica. Ebbene no, non mi sembra affatto che lo sia. Ironica, sarcastica, a tratti crudele e forse tenera, ma non romantica, perché gli uomini sono abili cercatori di fanciullette obbedienti, possibilmente ricchissime, mentre le donne sono oggetti in mostra pronte ad arpionare il compratore più facoltoso. La corsa all'accaparramento di un maschio ricco e di una femmina giovanissima non ha nulla di romantico, semmai induce a pensare a forme nascoste e più eleganti di prostituzione e di pedofilia, non di amore.
Ma in questo mare di falsità e di superficialità, Marianne e Elinor cercano di rimanere vive, l'una aggrappata all'altra, sebbene l'una assai diversa dall'altra, e se di amore nel libro si può parlare è di questo amore che parla: un amore fraterno forte, profondo, duraturo come quello di Cassandra e Jane, a cui probabilmente la Nostra dovette ispirarsi.
E in questo amore fraterno molto mi sono ritrovata; per questo dedico la mia lettura a tutte le sorelle che si amano e che si confortano, quando fuori e dentro la vita picchia forte e a mia sorella, solida come l'acciaio e luminosa come una stella, sponda della mia inquietudine e pilastro della nostra famiglia.

Nov 29, 2018, 2:31 PM