[lettura in progress, una decina pagine a sera come lettura della buona notte ai miei figli]
Ora lo so che mi attirerò un sacco di critiche, qui non voglio discutere dei meriti letterari di Verne, ma lasciatemelo dire: io questo positivismo spinto, questa fede cieca e totale nel progresso e nella tecnologia (e negli ingegneri), non li reggo.
Prossima volta leggiamo Harry Potter, eh? oppure Zerzan.
Perdonate anzitempo il titolo dato alla recensione ma…
Verne autore che credeva fortemente nel progresso scientifico… assolutamente positivo e propositivo in tal senso… piacevolissimo ad esempio nel suo ‘il giro del mondo in 80 giorni’, in questa lettura, a mio personale gusto, vi è troppa di quella cieca fiducia nell’esattezza scientifica… è un libro che risulta in sostanza la fiera del possibile laddove di possibile vi sarebbe quasi il nulla. Ed allora perché chiamare in causa il buon MacGyver? Perché…
Facciamo un gioco: prendete un gruppo di uomini che si ritrovano beh… che ve lo dico a fare? Ma su un’isola deserta! Ovviamente… ed anche delle più inospitali.
E questo gruppo di uomini ragionevolmente farà una fatica pazzesca a condurre anche solo il più primitivo degli stili di vita, no?
Ed invece via con estrazioni minerarie, ascensori, telegrafi, abbassamento delle acque dei laghi, costruzione di ponti, addomesticamento di scimmie che divengono camerieri e governanti provetti, caccia come se non ci fosse un domani a qualsiasi essere animale con le più inefficaci fra le armi e nonostante questo quasi portarli all’estinzione…
Insomma come MacGyver questi, ed uno in particolare, da una buccia di banana ed un chicco di grano ti creano la bomba atomica! Portassero il mantello e le mutande sopra i pantaloni sarebbero come Superman.
Dimenticavo… vi è anche un cane! Superdotato come i nostri?
Io vi dico solo il nome, poi fate un po’ voi: Top.
Come già a dire ‘er mejo’.
Ora tutta questa fiera del possibile, questo estremo positivismo, questa esasperazione scientifica per me è stato quanto di più impegnativo mi son trovato a leggere perché per lunghe, lunghissime porzioni del libro è sempre questa storia, non una traccia introspettiva, assenza di caratterizzazioni nei personaggi… una continua sequela di azioni, fatti che puntualmente riescono nel più splendente dei modi. Più volte son stato sul punto di mollare, cosa che odio fare e provo ad evitare in ogni modo.
Non intramezzo mai le letture ma in questo caso l’ho fatto ed è stata la mia salvezza (grazie sensei Fukuoka!).
Due terzi del libro son sostanzialmente questo. Leggetelo ad un bambino e probabilmente gli farete brillare gli occhi ma per un adulto, almeno per chi è abituato a certa letteratura, potrebbe risultare una lettura insulsa, al limite dello scialbo. E così sarebbe finita se, nel suo ultimo terzo - Verne te possino! - gli eventi si fanno più coinvolgenti ed accompagnano verso un finale che sorprende e quasi riscatta quanto vi è stato prima. Ed allora tirando le somme che dire?
In conclusione non attribuisco demeriti al libro perché pur non essendo pienamente nelle mie corde mi ha insegnato che non tutti i libri li si può leggere con gli stessi occhi. Ci sono letture impegnative ed altre che per essere godute van lette con gli occhi del bambino.
E probabilmente qui agli inizi ho toppato io perché mi aspettavo qualcosa che semplicemente questa lettura non poteva darmi. Se doveste dunque voler dare una possibilità a questa lettura optate per gli occhi del bambino, emozionatevi ad ogni -che fatica dirlo 😂- conquista della scienza e dimenticate per un po’ tutto quello che sapete sul mondo della letteratura ed anche… della vita reale.
Qualcuno ora potrebbe giustamente obiettare: ma ci son libri come ‘L’isola del tesoro’ ad esempio che bambino ti ci fa tornare senza tutti questi patemi e senza nemmeno fartene accorgere.
Ed io ti rispondo: hai ragione! Ed è qui la differenza fra un libro e un capolavoro (cosa che questo scritto non è).
Ps: chi ha letto qualche mia altra recensione sa che non amo anticipare nulla ma in questo caso farò un’eccezione perché nulla toglie al piacere della scoperta, semmai può solo incuriosire: dirò solo che il sorprendente finale completa la storia di un altro suo libro.
E forse allora una capatina su quest’isola converrebbe anche farla…