Leggendo i classici della letteratura mi sono più volte imbattuta in questo titolo citato con entusiasmo dai vari autori dell'Ottocento. Scritto nel 1764 è considerato il primo romanzo gotico della storia.
Horace Walpole rivendicò la paternità del romanzo solo in un secondo tempo, a seguito dell'inaspettata accoglienza e successo di pubblico (in un primo momento era stato pubblicato come una traduzione di un manoscritto cinquecentesco italiano).
Non mi aspettavo molto ma sono rimasta piacevolmente sorpresa e colpita dall'architettura della storia.
Ad oggi molti aspetti possono essere considerati superati, la figura della donna antiquata, l'ambientazione, le profezie, l'ambiente magico, il tragico epilogo e la lotta tra bene e male tuttavia mi hanno catturata, mi hanno trasportato in un'epoca lontana, a tratti inverosimile ma affascinante, e mi hanno fatto trascorrere delle ore liete durante la lettura.
Sebbene Halloween non sia una "festa" che mi appartiene, (non esisteva quando io ero bambina), e la considero a tutt'oggi americana, sembra che negli ultimi anni abbia pian piano preso piede almeno tra i bambini. Volevo quindi avvicinarmi in questa occasione ad una letteratura che mi allineasse ai tempi, ma volevo che fosse un libro che in qualche tempo fosse stato "importante".. da qui la scelta, il primo romanzo gotico.. e ne sono contenta :)

Oct 31, 2023, 5:29 PM

All'epoca (Horace Walpole lo scrisse nel 1764) avrà sicuramente fatto tremare i polsi ai lettori e merita rispetto se non altro perché viene unanimamente definito come "il primo romanzo gotico" della storia. Fossi vissuta anche io nel '700 sicuramente lo avrei apprezzato fino in fondo. Oggi, dopo aver letto ben altro (e non mi riferisco a King o al genere splatter, ma a "Dracula" e "Frankenstein"), proprio no.
Matilda mi è riuscita insopportabile dal primo all'ultimo momento; quel suo "Oh, sto venendo meno", in punto di morte, mi ha fatto venire l'impulso di lanciare il libro contro un muro: se devi morire, muori e basta, e in silenzio! Quante sceneggiate. Non sopporto i personaggi del suo stampo, fragili ed eteree fanciulle tutta dolcezza, bontà e remissività. Manfredi, il signore del castello di Otranto, ai tempi di Walpole doveva essere l'incarnazione dell'uomo che può permettersi di tutto di più in virtù della sua posizione, acquisita senza averne merito o diritto; il malvagio che doveva suscitare odio, sdegno e repulsione e alla fine, tramite la tragedia che lo colpisce, portare il lettore alla catarsi... A me è sembrato un omuncolo con il cervello al di sotto della cinta. Theodore... l'orfanello dal passato misterioso e tragico che si scopre essere un principe: per carità. Gli intrecci, le relazioni e le parentele che uniscono i vari personaggi del romanzo; i modi in cui vengono svelati i rapporti che li legano; eventi che capitano al momento opportuno, in modo grossolanamente evidente, per risolvere o complicare la vicenda... Ho trovato tutto troppo ingenuo e francamente insopportabile.

Jul 8, 2007, 8:38 PM

Non tutte le opere letterarie resistono al tempo e alcune letture, fuori contesto, sono di una noia mortale.
Quasi tutto in discorso diretto, "Il Castello di Otranto" sembra più che altro uno spettacolo teatrale, in un susseguirsi quasi isterico di fantasmi, prodigi, riconoscimenti e morti violente, mentre il lettore dei nostri tempi assiste un po' frastornato, a tratti sbadigliando.
Nel 1764, quando uscì, l'opera fu sicuramente causa di insonnia e tachicardie in quanti lo lessero e fonte di ispirazione per molti autori inglesi a cavallo del XVIII e l'inizio del XIX secolo, addirittura per Jane Austen.
Ma per quel che mi riguarda, molto più modestamente, sono ben felice di averlo tolto dal comodino.

Nov 16, 2020, 9:34 PM