la neo edizioni è una giovane case editrice abruzzese. i redattori sono
ragazzi volenterosi e caparbi. portano avanti le loro idee e i loro
sogni. la prima pubblicazione edita da questa casa editrice è un voluminoso libro(che però si riesce a leggere scorrevolmente e in modo appassionato), una raccolta di racconti.
una raccolta un pò strana, gli scritti hanno titoli, e a grandi linee
anche la trama, di vecchie favole.
è un modo per allontanarsi da un passato che ormai non ci appartiene
più, quelle fiabe sono state rivisitate, prese, spezzate, ricucite in
modi diversi.
tre di esse in particolare mi hanno colpito:
la bella addormentata della D'Alessio( triste fine di una ragazza piena
di vita), Aladino di Solla( storia di un uomo capace di far avverare
piccoli desideri di altre persone e incapace di soddisfare i propri),
Cigni selvatici di Tetti( narrazione di una famiglia numerosa capace di
commettere le più infime nefandezze).
il prodotto convince, la neo edizioni non può avere che la strada
spianata.
bravi ragazzi.
Cenerentola non spazza pavimenti né perde scarpette di cristallo, no: è una ragazzina in piena adolescenza che vaga disorientata nella metropoli della moda per eccellenza, Milano; Aladino perde tutto il fascino dei sultanati arabi per riempirsi all’inverosimile di psicofarmaci e medicinali che mitighino i suoi turbamenti; i sette nani non venerano Biancaneve come la mamma/sorella che tutti vorrebbero avere perché sono troppo impegnati a sgobbare per la torinese Thyssen Krupp; la bella addormentata non è mollemente adagiata su un talamo tutto piumini e materasso soffice perché si trova ad essere la paziente di una badante/infermiera dell’Est e Pollicino, anziché disseminare briciole lungo il percorso per non perdersi, cerca di darsi da fare come muratore (anche se in nero, sottopagato) nonostante gli manchi il pollice…
La casa editrice Neo (con riferimento al neo come “macchia epidermica, tumore in nuce, simbolo di fascino o di bruttezza, elemento nuovo, inatteso, fattore che altera e destabilizza”) ha esordito sul mercato editoriale proprio con questa divertente, acuta, ma anche inquietante raccolta di racconti che si propongono di essere fiabe capovolte. I diciotto autori – tra cui alcune conosciute presenze quali Angela Buccella e Nicola Manuppelli – hanno ribaltato una fiaba classica, adattandola ai nostri tempi moderni. Tempi che di fiabesco hanno davvero poco – ecco donde il titolo causticamente ironico E morirono tutti felici e contenti – e che ci mettono a dura prova ogni giorno. Le cause? L’overload informativo, la vita stanziale, la difficoltà di riconoscersi nei modelli imposti, le comunicazioni virtuali, la spersonalizzazione, la demagogia e il tentativo globale (quasi un complotto) di amalgamare la complessità umana a favore dell’omologazione più becera. Momenti difficili anche sul lavoro, società che inducono alla nevrosi, all’isteria, al conflitto sia interiore sia con i nostri simili. Ecco perché queste fiabe non sono più fiabe ma specchio del XXI secolo. Il merito della cura e della prefazione vanno a Massimo Avenali, ma meritano un applauso per il coraggio e la voglia di fare Angelantonio Biasella e Francesco Concioni (amici e cugini) che hanno deciso – dopo innumerevoli esperienze lavorative nel campo del marketing e della comunicazione culturale – di dare vita a un progetto originale e sperimentale (anche nelle scelte grafiche) alla costante ricerca di “opere viscerali, amorali, irriverenti, dissacranti”. Dargli una chance è il minimo che possiamo fare.
Carlotta Vissani
La vita non è una favola. E’ una verità che si tocca con mano tutti i giorni sia nelle piccole che nelle grandi cose,ovunque, dove la fatica, la precarietà, le frustrazioni continue, i fallimenti pressoché quotidiani superano l’illusione di una felicità, quasi magica, facile da ottenere con un semplice movimento di bacchetta o l’intervento di un Genio pronto a esaudirti seduta stante i tuoi desideri infiniti e impossibili.
La vita è ben altro. Le fiabe aiutano a sognare, a crescere, a credere, a costruirsi un immaginario nel quale coltivare le proprie fantasie di fuga verso mondi lontani, ma c’entrano poco, pochissimo, con la strada sterrata a luci spente, piene di buche, in salita, che si deve percorrere vivendo. Vivere è tutto un altro paio di maniche.
“E MORIRONO TUTTI FELICI E CONTENTI” è un titolo parecchio buffo, frizzante,evidentemente ironico ma anche piccatamente e spiccatamente amaro, cupo, beffardo, azzeccatissimo per spingerci ad aprire il libro con quella curiosità e trasporto che il prima il titolo, poi la copertina e poi la retrocopertina suscitano. Ma attenzione al contenuto, che richiede una partecipazione attenta, attiva, profonda da parte di chi si immerge nella sua lettura.
E’ una rivisitazione ambiziosa in chiave moderna della fiaba che non contempla piu’, in questo caso, tutti i connotati tipici del genere fanciullesco ma si apre a una diversa lettura, adulta, riflessiva e critica, coinvolgendo le problematiche piu’ impellenti della società di oggi.
Hanno partecipato al progetto editoriale di Neo Edizioni, giovani firme italiane affamate di scrittura, che hanno incasellato un pezzetto ciascuno del proprio stile di scrittura, della propria inventiva, della propria visione della realtà, in un collage variegato di diversa coloritura letteraria che non puo’ non attirare l’attenzione di chi legge. Cosi’ , passare da un racconto a un altro, significa si passare da una storia a un’altra ma anche da un tipo di scrittura a un'altra, da un tipo di personalità a un’altra, da un punto di vista a un altro. Ed è un viaggio assolutamente suggestivo e stuzzicante per il lettore che si sente come cittadino di mondi diversi da percorrere semplicemente sfogliando le pagine, ritrovandosi improvvisamente in un luogo diverso da quello precedentemente percorso.
Non si trova divertimento e lieto fine, appagamento, relax emotivo perché non si puo’ ridere, volare con la fantasia e evadere quando si toccano temi seri e impegnativi inerenti i nostri giorni come episodi di cronaca, la politica, la religione, le battaglie morali e quelle interiori esistenziali con se stessi.
La cenerentola qui viene ridipinta ai giorni nostri come un’adolescente milanese piuttosto annoiata, sola, abbandonata a se stessa in una città, Milano, che sembra annullare la persona in vista di un assemblaggio di personalità, quasi industriale.
Pollicino è un grave invalido che improvvisamente perde tutto cio’ di cui viveva, e viene presto spedito nel dimenticatoio da una società che fatica ad accettare i menomati e i diversi.
La piccola fiammiferaia altro non è che una prostituta fisicamente mastodontica con una storia alle spalle drammatica e deprecabile suo malgrado, ormai priva di qualsiasi certezza e di uno straccio di futuro da programmare, desolante nella sua esistenza a dir poco precaria, ferita da un’infanzia terribile e da un presente addirittura peggiore che la condurrà a una fine atroce.
La Bella addormentata è una donna, 33enne, ferita psicologicamente (e non) da un evento scioccante, e perde la propria vita, il proprio mondo, il proprio futuro , pur rimanendo in vita (si fa per dire) e cerca in tutti i modi di regalare cio’ che non ha potuto vivere come avrebbe voluto, alla sua badante rumena che ha avuto il delicato compito di accudirla e prendersi cura di lei.
La Bella e la Bestia racconta di un ragazzo piuttosto insignificante, brutto, di poca personalità, che incontra per miracolo una ragazza fantastica, la quale lo abbandonerà poco dopo che l’azienda di suo padre riprenderà a marciare dopo una gravissima crisi economica che ha rischiato di mandarli sul lastrico. Il ragazzo a quel punto tramerà la vendetta piu’ infima, irreversibile, lancinante.
In questa gran bella raccolta, composta da 18 racconti tutti scrupolosamente selezionati da un’ampio serbatoio di scritti tra piu’ disparati pervenuti alla casa editrice, l’intento non è stupire con effetti speciali o regalare al lettore un altro mondo fatto di sogni e lieto fine, alternativo a quello reale, ma l’obiettivo altro non è che quello di prendere atto del fatto che i cattivi delle fiabe, l’antieroe, è ravvisabile in ogni momento della nostra vita di tutti i giorni: al citofono truffatori che cercano di adescare vecchiette a ingannevoli associazioni, automobilisti che ti inseguono fino a casa se in un viale hai tagliato loro la strada, un collega di lavoro che trama alle tue spalle per farsi migliore agli occhi del proprio capo, vicini di casa apparentemente normali che spargono da un giorno all’altro il loro appartamento del sangue dell’altro, amici che ti offrono sostanze stupefacenti e cosi’ via. L’elenco sarebbe interminabile.
Racconti, alcuni divertenti, altri dal retrogusto amaro, altri grotteschi, ancora cinici o semplicemente reali nel loro resoconto di eventi che sfociano in conseguenze letali. Insomma, un catalogo di personaggi, ambientazioni, relazioni che avvertono il lettore di dimenticarsi completamente delle fiabe secondo quello che è il loro significato corrente e prepararsi ad accogliere un reticolato di messaggi che puntano a suscitare una qualche reazione emotiva in chi legge piu’ profonda di una semplice risata.
Non si addolcisce la pillola leggendo questo libro, anzi se possibile ci si inacidisce di altro sapore aspro, amaro per allarmarci sull’immanente e imminente pericolo con cui, spesso inconsciamente, abbiamo a che fare in ogni istante della nostra,solo apparentemente, innocua e scontata routine fatta di lavoro, fare la spesa, frequentazione di amici e di tempo libero. Il sentirsi sicuri e protetti è una fiaba. L’equilibrio e la pacifica convivenza col mondo è un sogno illusorio, sempre cosi’ realmente minacciato da forze invisibili e imprevedibili pronte a colpire, spesso nei momenti, nei luoghi e dalle persone di cui meno te lo aspetti.
Il lieto fine non viene negato a priori, e ci mancherebbe altro,ma non è precostituito, scontato, va costruito passo dopo passo a partire da noi stessi. Il lieto fine è sempre qualcosa di parziale, misurato per singolo momento, per singola esperienza, perché la vita in sé, che fluisce nella morte, non ha per ovvi motivi il lieto fine. La vita non è una fiaba dal lieto fine già scritto, è anzi una bellissima opportunità di raccontare e vivere se stessi, porgendo mattone su mattone per edificare qualcosa di importante, con l’inghippo dell’imprevedibile costante che per certi versi da maggior sapore a tutto quello che siamo, diciamo e facciamo nelle nostre piccole, difficili, complicate esistenze.