Non posso negarlo, come dice una famosa canzone, ho una grande Simpathy for the devil; un amore diabolico pregresso, intenso e tenace. Sarà l'eredità, per via mitocondriale, di mamma Eva, che ha ceduto al suo fascino, e alle sue promesse, rinunciando ad una vita tranquilla (e monotona), ma io sto con Lucifero, il portatore di luce, il ribelle. Ebbene sì, ho cattive frequentazioni, dal Satana carducciano, al diavolo ironico di Graf, a quello antropologico di Alfonso di Nola, all'incompleto e inquietante Arimane leopardiano, a quelli di Papini, Camilleri, Cazotte, Lesage... a quello meno noto, ma a me particolarmente caro, di Mario Rapisardi. L'elenco è lungo, di nomi ce n'è uno più del diavolo.
Ma insomma, cosa è meglio: la schiera degli angeli fedeli cortigiani del paradiso, ossequiosi e obbedienti che si inchinano al monarca, o l'impeto rivoluzionario di Lucifero, la sua travolgente ribellione, il suo possente slancio verso la libertà? E va bene, il mito dell'Angelo caduto, è frutto di interpretazioni sbagliate, di equivoci, nella Bibbia non c'è ecc. Poco importa, il suo valore simbolico è potente e poetico, ed infatti ha ispirato grandi opere.
Poi c'è il Povero Diavolo, lo sconfitto, confinato nelle latebre infernali dalle quali ogni tanto sbuca fuori, sulfureo e maleodorante, a tentare il Pover'Uomo con l'usuale baratto: l'anima immortale in cambio della giovinezza, della sapienza, della capacità di produrre opere straordinarie. Spesso nell'esercizio di questo commercio è gabbato, non sono molte le anime che riesce a trascinar via. L'incauto contraente si salva con l'inganno, col pentimento, per grazia divina, o è strappato all'Avversario da un agguerrito esorcista armato di secchiello con l'acqua santa e di formule appropriate.
Queste sono due storie di patto col diavolo, in tono minore, invano cerchereste i tormenti descritti da Marlowe, da Goethe, da Mann, qui siamo più al livello della leggenda, ma non mancano considerazioni profonde sui modi della creazione artistica. Il topos della costruzione di un'opera architettonica ardita, una cattedrale, compiuta con l'aiuto del Maligno, è il tema svolto da Dumas: perfetto congegno narrativo, registro bonariamente ironico, sostenuti dalla prosa evocativa delle narrazioni ascoltate davanti al camino. Di più non è lecito rivelare per non privare l'eventuale lettore del suo piacere.
La storia di Asselineau, autore meno noto, è molto più raffinata, nel soggetto e nello stile. L'argomento, sia pure in un contesto diverso, è sempre quello della genialità artistica, dei modi per ottenerla. È ciò che desidera, vanamente, un giovane per conquistare la donna di cui è innamorato e battere il rivale, provetto pianista. Inusuale il percorso narrativo, il patto diabolico avviene dopo il suicidio del giovane disperato, al quale viene offerta, da uno strano personaggio, una possibilità di riscatto tornando in vita, ma solo per un anno. E qui mi fermo, sperando di aver suscitato la vostra curiosità.
IL DIAVOLO E L’ARCHITETTO - storia contraddistinta dal classico schema che vede un individuo incapace di raggiungere uno scopo che si è prefissato ma che, grazie all’intervento di Satana, riesce a portare a termine la propria opera. Tutto questo, però, ha un prezzo stabilito per contratto che il contraente tenterà in ogni modo di non onorare. Simpatico il finale nel quale nessuno dei due protagonisti, in definitiva, otterrà ciò che voleva
Voto: 7
LASECONDA VITA – chi non vorrebbe una seconda opportunità, tornando in vita dopo aver deciso di togliersela in maniera un po’ troppo precipitosa? Il protagonista di questo racconto ottiene ciò che vuole, ma avrà di che pentirsene…perchè una volta resuscitato e scoprendo, come desiderato, di avere delle capacità cognitive ed artistiche potenziate, per non dire sovrumane, potrebbe realizzare che tutto ciò che lo circonda, inclusa la donna che col suo atteggiamento lo aveva portato a compiere il gesto estremo, è di una banalità estrema e non merita la sua attenzione. Storia con una morale di base tutt’altro che banale. Mi ha ricordato, per certi versi, Lucy di Luc Besson.
Voto: 8
Nota di merito a questa bella casa editrice per l’ottima cura del testo e l’interessante introduzione.
Voto complessivo arrotondato a 8