E’ lunedì mattina inizia una nuova settimana nel reparto di un ospedale psichiatrico nell’Oregon. Gli inservienti imbronciati disprezzano ogni cosa, il luogo in cui lavorano, i pazienti, i loro compiti da eseguire. E come di consueto si divertono con il Capo Ramazza Bromden colui che racconta l'intera storia, gli consegnano uno straccio e gli indicano il punto in cui deve pulire. Gli indicano perché credono che sia sordo e muto.
Lo deridono, gli sferrano colpi sui polpacci con un manico della scopa finché in reparto il rumore della chiave che apre la porta principale li avverte dell’arrivo della “Grande Infermiera” di miss Ratched. Con grinta raggiunge il gruppetto nullafacente e con autorità impone loro gli ordini da portare a termine per iniziare una nuova settimana.
Miss Ratched pretende che nel suo reparto funzioni tutto alla perfezione, non tollera errori o dimenticanze e basta poco per scatenare in lei la furia di un tornado, una donna tesa quanto una corda d'acciaio…
La Grande Infermiera ama la precisione, l’efficienza, l’ordine.
Anno dopo anno prepara il suo staff ideale, medici di qualunque etĂ e provenienza che lentamente distrugge.
“ Da quando ho cominciato in quella corsia, con quella donna, ho l’impressione che nelle mie vene stia scorrendo ammoniaca. Rabbrividisco continuamente, i miei bimbetti non vogliono sedermi in grembo, mia moglie non vuole dormire con me. Insisto per essere trasferito… l’immondezzaio della neurologia, il serbatoio degli alcolizzati, il reparto pediatria, qualsiasi cosa, fa lo stesso!”
I medici durano tre settimane o tre mesi e poi scappano…
Tutto scorre normalmente fino al giorno in cui…
Si presenta un nuovo arrivato in accettazione per un ricovero, R. P. McMurphy, un giocatore d’azzardo. Indossa calzoni e camicia di chi lavora nei campi, malconci e sbiaditi dal sole, un berretto da motociclista di colore nero sulla zazzera rossa, una giacca in cuoio e scarponi pesanti. Colui che porterà scompiglio al reparto, colui che sveglierà anche i pazienti più avviliti dalle pesanti terapie, una dose importante di umanità e di calore con il suo carattere ribelle, e spavaldo, un irlandese in grado di far infuriare la Grande Infermiera…
Entra nella Sala Comune e inizia ad osservare, da un lato della camera ci sono gli Acuti, pazienti giovani considerati dai medici molto malati che necessitano dosi importanti di calmanti. Gironzolano continuamente gli Acuti, si esercitano a braccio di ferro, giocano a carte, si raccontano barzellette, si spiano a vicenda riportando fatti accaduti nel registro che finirà fra le mani della Grande Infermiera…
Nel lato opposto della Sala Comune si trovano i Cronici ovvero gli scarti del prodotto della Cricca, coloro che resteranno in ospedale per sempre e ne fanno parte i Passeggiatori come Bromden, quelli nelle sedie a rotelle e i Vegetali.
I Cronici sono, o almeno la maggior parte, macchine con difetti interni che non possono essere riparati, con pecche innate, o pecche talmente aggravatesi nel corso dei tanti anni…
E poi ci sono tanti Cronici diventati tali per colpa di errori commessi dal personale, entrati in ospedale come Acuti.
Ellis e Ruckly due esempi eclatanti, sottoposti a una tensione eccessiva nell’Officina dell’Elettroshock, il primo è inchiodato al muro come un trofeo imbalsamato; il secondo con il volto ustionato. Ruckly è considerato dal personale il loro più grande fallimento…
Ellis e Ruckly sono i Cronici più giovani mentre quello più anziano d’età è il Colonnello Matterson un ex militare della prima Guerra Mondiale che si diverte con un bastone a sollevare le gonne delle infermiere, arrivato pochi anni fa quando la moglie non fu più in grado di curarlo…
E poi arriva al mattino di un lunedì uguale a molti altri R. P. McMurphy che si rende subito conto di non essere un Cronico e si precipita dal lato degli Acuti. Il paziente che darà del filo da torcere a miss Ratched, metterà a dura prova la sua determinazione.
Per tutti gli ospiti del reparto psichiatrico McMurphy sarà l’arrivo di una nuova stagione, una brezza piacevole che renderà le giornate meno monotone fino ad organizzare una gita in barca per dieci ricoverati , lui compreso, e il dottor Spivey, una giornata che resterà memorabile per tutti…
E poi una notte accade di tutto, schiamazzi, alcool e prostitute fatte entrare in reparto con la complicità del medico di turno, si esagera e non poco e al mattino sarà la Grande Infermiera a mettere ordine nel totale disordine. McMurphy pagherà di certo per aver organizzato la festa ma anche miss Ratched perderà . Alcuni pazienti firmeranno per tornare nelle proprie case, altri si trasferiranno in altri reparti, il dottor Spivey si licenzierà e Capo Ramazza scapperà , una sconfitta per miss Ratched la quale sarà perseguita e per sempre dalla risata dell’irlandese allegro, spavaldo e ribelle…
Qualcuno volò sul nido del cuculo è tra i libri che andrebbero letti almeno una volta ma non escludo per me una rilettura, un romanzo che non vi annoierà , che fa riflettere sui reparti di ospedali psichiatrici e sulle terapie usate in passato, una denuncia sui trattamenti inumani sui pazienti che spesso non erano neanche malati di mente ma bensì soggetti fragili ai quali un aiuto andava dato ma non rinchiusi e trattati come animali pericolosi, trasformandoli da soggetti fragili a vegetali.
Un romanzo pubblicato nel 1962 e tradotto in italiano da Rizzoli nel 1976 che Ken Kesey scrisse a seguito di una sua personale esperienza da volontario in un ospedale in California.
Ho visto il film diverse volte molti anni fa, un capolavoro da 5 premi Oscar con Jack Nicholson nei panni di R. P. McMurphy, e poi ho seguito il consiglio di Nood-Less di leggere il romanzo che ha ispirato il film che ringrazio moltissimo.
Bel libro, nulla da dire. Felicissimo di averlo aggiunto alla mia libreria ed un sincero grazie a Lilium🌺🌿 per avermene dato l'opportunità .
Dico subito una cosa abbastanza forte: a mio avviso il pregio più grande di questo racconto è quello di avere ispirato l'omonimo film, premiato non a caso con l'oscar, rispetto al quale trovo che il libro resti staccato di diverse lunghezze. E' come se il racconto sia stato una sorta di bozzetto che con sapienti ritocchi è diventato capolavoro.
Avverto che da qui in avanti faccio un pò di spoiler per sottolineare alcune differenze che ritengo fondamentali. Nel libro Bromden, il "grande capo" è la voce narrante: viene immediatamente svelato che si finge, o meglio, lascia credere che sia sordomuto anche se non lo è affatto. Persino un pò troppo sottomesso per quello che sarà il suo ruolo. Nel film è all'inizio un personaggio di secondo piano, ma fiero come si confà ad un guerriero indiano. Indimenticabile la scena della partita di basket, esclusiva della versione cinematografica. La sua figura emerge poco alla volta, poi prepotentemente; Il suo poter sentire e parlare è una rivelazione shock che prelude ad un finale in cui sarà protagonista assoluto.
Il libro decolla nell'ultima parte, diciamo dalla battuta di pesca in avanti; prima l'ho trovato abbastanza lento e ridondante. Il commovente epilogo è identico nelle due versioni, ma la forza della pellicola è travolgente e da emozioni di ben altro livello: le sequenze conclusive, accompagnate da quella stupenda colonna sonora (che allego) fanno premere prepotentemente le lacrime contro le palpebre e non possono che restare impresse in modo indelebile nella mente.
L'immensità del film nasce da una serie di scelte azzeccatissime, prima delle quali l'interpretazione di Jack Nicholson del personaggio principale: fisicamente si discosta abbastanza dal McMurphy del libro: irlandese, grosso e rosso di capelli, ma il McMurphy Nicholson è talmente perfetto che sembra essere nato per quel ruolo.
Impeccabile.
Angosciante, commovente, profondo.
E nonostante abbia visto più volte il film, è una delle poche volte in cui non ritengo il romanzo declassato o monco. E per tutto il libro, ho sempre continuato a pensare che il protagonista non avrebbe potuto interpretarlo che Jack Nicholson.
Per chi avesse visto il film, si sa: il finale è amaro, eppure lascia intravedere la speranza, dopo aver trascinato il lettore nella commozione e nella rabbia contro un sistema costruito in nome della democrazia di facciata.
Da leggere, assolutamente. E il film, da vedere, altrettanto assolutamente.
Intanto nella vita reale:sono stanca di guardare la mia vita attraverso gli occhi di chi si aspetta sempre qualcosa da me.