Sono rimasto sorpreso in negativo da questo primo approccio con Barron, uno degli autori weird contemporanei più celebrati. L'opera vorrebbe essere una divertente storia pulp, ma riesce solo a risultare confusa, fiacca e noiosa. La scrittura sembra quella di un dilettante, una fan-fiction lovercraftiana di un giovane acerbo. L'unico pregio è quello di essere breve.
Avevo già letto un racconto di Barron restando favorevolmente colpito (l’intimidatore, presente sulla rivista Hypnos n. 2), ma questa novella non sembra all’altezza della nomea dell’autore che viene presentato come una delle voci più importanti del weird contemporaneo.
Caotica ed incalzante, citazionista quanto basta per rendere omaggio all’onnipresente HPL. Vuol fare il suo punto di forza lo scarso approfondimento delle situazioni e dei personaggi che turbinano in un pulp dalle tinte forti, votato all’esagerazione ed all’azione macchiettistica ma alla fine rischia di annoiare con il non sense ed un ironia spompata.
Romanzo breve con evidenti elementi sci-fi che sfocia, ad un certo punto, in una vicenda decisamente weird con riferimenti espliciti al Solitario di Providence. La trama è abbastanza interessante, anche se ho trovato un po’ fuori luogo la vena di humor che sottende la stessa e che ha in parte rovinato l’effetto complessivo della storia. Opera scritta bene, ma da un autore così celebrato mi sarei atteso qualcosa di più.