Lepre in umido
Ingredienti: una lepre, pioggia, una bicicletta
Tempo di preparazione: una giornata
Difficoltà: media
Prendete una giornata di vacanza,mettetela in una giornata di pioggia. Prendete poi una bicicletta e pedalate per 15-20 minuti, allegramente, un'ora abbondante prima che piova. Quando sarete ormai vicini alla campagna scegliete con lo sguardo un campo bello isolato, raggiungetelo grazie a un semplice sterrato, poi trovate un buon posto d'osservazione. Fate attenzione che sia poco esposto, magari coperto da una pianta di alloro (in mancanza di allora va bene anche un cespuglio qualsiasi). Quindi aspettate una mezz'ora circa. Poco prima della pioggia osservate immobili: dovrebbero essere sufficienti dieci minuti per poter scorgere una lepre, magari piccolina, che si muove e sta ferma ripetutamente. Incrociate pure il suo sguardo e, se volete, sorridetele. Lasciate piovere tutta la giornata e copritevi bene.
Procediamo con ordine. Questo è un libro di cucina? La risposta è agevole: indubbiamente si, anche se in un suo modo molto particolare.
Ma allora (domanda seconda e dipendente dalla prima): come si valuta un libro di cucina?
Qui non ho dubbi. Un libro di cucina si valuta provando le ricette che contiene. Se non tutte, almeno una buona parte, quelle che appaiono più congeniali ai nostri gusti o che, talvolta, decidiamo di eseguire perché più facili o perché riusciamo a reperirne gli ingredienti senza troppi problemi.
Ed io così ho fatto. Dico subito che non è stato semplice.
Provateci voi a stufare un cinghiale, a profumare delle farfalle con un granchio o a tenere una lepre in umido. C’è il rischio che il cinghiale ci travolga, che il granchio non voglia saperne di rilasciare il suo profumo, che la lepre, visto il maltempo, decida di restarsene richiusa al caldo nella tana. E questi sono solo alcuni esempi che dimostrano come il nostro ricettario indichi dei livelli di difficoltà e dei tempi di preparazione che sono puramente indicativi.
Malgrado ciò, le ricette vanno provate e gustate.
Posso darvi qualche consiglio:
1. Seguite con attenzione dosi, tempi e procedure. Non lasciate nulla all’improvvisazione.
2. Se il piatto non viene bene, riprovatelo subito. Non c’è niente di peggio di un insuccesso che vi demotivi.
3. Non lasciatevi prendere dalla tentazione di sostituire qualche ingrediente. Se devono essere ranocchi, che siano ranocchi.
4. Alcuni piatti – ad esempio, gli uccellini scappati – tendono ad essere volatili. Non vi perdete d’animo. La gabbia non serve.
5. Non lesinate con la poesia e con l’immaginazione. E’ l’ingrediente più importante, anche se l’autore non lo dichiara esplicitamente.
Dopo, ve lo assicuro, non sarete più gli stessi. Non dico che diventerete vegetariani, ma è certo che quando sentirete parlare di “risotto saltato” (esiste davvero, lo fanno a Milano) tirerete un sospiro di sollievo. Non è sempre il solito capretto a doversi dare da fare!