Quando due contadini iniziano a discutere fra loro, i primi argomenti che affiorano subito alle labbra sono la terra ed i padroni. Alcuni contadini, però, sono più scaltri di altri; capita, cioè, che in qualcuno si insinui il germe del dubbio, quella sana insofferenza allo sfruttamento che porta per forza a vedere le cose in modo diverso, inclusa la propria condizione umana, e cerchi con tutte le forze di sovvertirla per un ideale di giustizia ed uguaglianza che con loro non dovrebbe avere nulla a che fare. Per chi resta fuori dal ragionamento, invece, il padrone diventa uno strumento per la propria salvezza: colui che detiene le terre e la moneta per dare lavoro e pagarlo (“ma intanto i signori ce l’hanno la roba, ed alla fin dei conti noi dobbiamo ringraziarli, perché senza di loro non si potrebbe campare”). Beppe è tra questi ultimi, una vita di stenti, duro lavoro, sacrifici e sempre la stessa identica povertà accompagnata col poco pane rimediato da una giornata di fatica nei campi dei padroni. Giorgio invece è un anarchico che ha capito la radice profonda dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’ingiustizia che questo si porta appresso (“…quando il parroco parla di queste cose, domandategli perché voi che lavorate mangiate polenta, quando ce n’è, e lui, che sta tutto il giorno senza far nulla, con un dito dentro ad un libro socchiuso, mangia pasta asciutta e capponi…”) e prova, con la forza delle argomentazioni di chi sa di essere nel giusto, a ‘coscientizzare’ gli altri contadini. La sua ricetta è radicale: spazzare via i padroni, riappropriarsi delle terre, e va esorcizzata a colpi di segni della croce per renderla meno aggressiva, per spegnerle la fiamma rivoluzionaria perché questo dice don Antonino, il prete, che capisce benissimo come va il mondo e sa anche che i padroni convengono più dei mezzadri cafoni…
Concepito a fini propagandistici per rendere accessibili a tutti i fondamenti ideologici dell’anarchia, Fra contadini invece si è trasformato in un agile e comprensibile manifesto che mette al centro del discorso, facendoli interagire fra loro, i lavoratori sfruttati che idealmente si contrappongono al padrone sfruttatore. Proprio il fatto di costruire il dialogo “tra pari”, conferendogli un tono colloquiale, da a questo agile pamphlet una forte intensità politica, un alto valore morale, ottenendo molto di più di quanto si sarebbe potuto ottenere da un dialogo incentrato sul dualismo, necessariamente incendiario, lavoratore/padrone. Mettere a confronto due lavoratori sui grandi temi dell’ingiustizia e dello sfruttamento permette l’utilizzo di un registro comune, ma soprattutto impianta il confronto sul terreno di una condizione umana e sociale condivisa. È questo, con ogni probabilità, il punto nodale di “fra contadini”: la semplicità dialettica con cui svela un sistema sperequativo in cui chi detiene tutto ingrassa senza fare nulla e chi non possiede nulla stenta sotto la zappa e la vanga. “Se sparissero i calzolai, non si farebbero scarpe; se sparissero i muratori, non si potrebbe far case. Ma che danno si risentirebbe se sparissero i signori? Sarebbe come se sparissero le cavallette”.

Sep 16, 2012, 12:09 PM

Una sintetica e chiara spiegazione de: "tutto il potere alle comuni".

Jul 24, 2013, 11:12 AM
Mad
Cambia la vita

Da ragazzino, la lettura di questo libello mi ha cambiato la vita, in qualche modo, ha lasciato un segno dentro di me ed è così che ogni tanto lo rileggo. Ho trovato una copia di inizio secolo in francese però ero in ricerca da tempo di una ristampa, per poterlo rileggere in italiano.Da leggere... per tutti, facile, veloce, intenso.

Oct 8, 2012, 9:13 AM