Voto quasi tutto per la parte grafica, scarsa la valenza sociale (al lim della legittimità di inserimento nella mia libreria che mantengo di proposito “seria”); entra solo per la trattazione cinica non del tema genetica ma dei riflessi sociali dello stesso.
Fumettisticamente molto bello; difetta nella transizione tra vignette ma la dinamicità è garantita dalla varianza delle dimensioni (cmnq rettangoli), improvvisi zoom e prospettive cinematografiche. I disegni hanno i contorni leggermente indefiniti ed i colori (splendidi in stesura e cromaticità funzionale alla narrazione) “sfuocano” la percezione della rappresentazione, in accordo con l’ambiguità della realtà narrata; bella la soluz per cui i ricordi sono in monocromia (verde o rossa).
L’assunto (la genetica genera mostri) viene negato fisicamente ed espresso spiritualmente: i Frankenstein non esistono ma i mostri sono negli animi umani, così come le malattie che generano sono psichiche e non fisiche (cfr Damien). Socialmente, la sintesi è nella frase pronunciata dal protagonista all’inizio del precipitare degli eventi verso il finale: ecologia e politica figliano solo bastardi.
Le vittime sono la verità, la natura, i giornalisti onesti ed il vecchio Baptiste, la cui morte è metafora di semplicità-vivere-agire non più compatibili con la modernità. Per il resto, tutti (diversamente) responsabili: Vorillon, che manovra la causa ecologista in funz di interessi privati; Malevil, poliziotto corrotto; Duroc dirigente OGMajor che conosce i fatti ma è anche solo comparsa di una società civile (tutta) ormai solo business-oriented, interrelata a politica, affari, interessi pvt, e tollerante con la violazione di qualche regola in cambio di un utile adeguato.
Damien ed il suo grp sono sia vittime che carnefici. Vittime della soc da cui ciascuno ha tratto il suo fardello di forti sofferenze personali, carnefici perché non cercano giustizia o verità ma solo la distruzione dello status quo.
L’eterogeneità e l’individualismo del grp ed il loro aggregarsi attorno ad una personalità dominante (seppur con obj devianti, ed in fondo l’unico vero malato), credo sia una buona metafora di una anomia giovanile ormai ritenuta un problema comune nel mondo occidentale industrializzato.