Scritto nel 1894 e ambientatato fra Parigi e Firenze, il romanzo parla della storia d'amore fra Térèse Martin-Bellème e Jacques Dechartre.
Letto oggi forse sembrerà una normale relazione amorosa, ma a quei tempi scrivere esplicitamente delle sensazioni femminili deve essere stato piuttosto provocatorio.
Dall'introduzione si apprende che dietro la figura di Térèse si cela, in realtà, l'amante dell'autore e, di conseguenza, la loro relazione.
Molte sembrano essere le similitudini fra questa passione fittizia e quella reale.
Térèse, cresciuta nella buona società parigina, sposata ma libera di ampliare le sua frequentazioni agli amanti, si allontana da Parigi per trascorrere l'inverno a Firenze.
Proprio qui conosce il suo ultimo amante, mentre un altro l'attendeva a Parigi, qui viene travolta da un amore passionale come mai prima, il giglio, simbolo di Firenze, si tinge dunque del rosso della passione.
Ma il romanzo non è solo questo.
Il marito di Térèse è un polico, ottima scusa per inserire anche la situazione politica del periodo, fra una cena e l'altra, politica e pettegolezzi allietano le serate.
Il viaggio in Italia è poi, come sempre, arricchito da passeggiate artistiche, fra sculture e quadri i personaggi trovano anche il tempo per socializzare con le persone del luogo.
Mentre la passione si consuma asclusivamente al chiuso di stanze ben arredate e discrete, il mondo fuori torna ad esistere, per loro e per noi, solo una volta riaperta la porta di quelle
Sboccia a Firenze, come il giglio rosso del titolo, la passione travolgente che avvilluppa Therese, l'annoiata moglie di uno sbiadito borghese futuro ministro di Francia, e Dechartre, scultore eclettico e paranoico, d'una gelosia corrosiva, afflitto dal costante terrore di essere abbandonato dalla donna idolatrata.
Intenso in alcuni punti, prolisso in molti altri (interminabili cene dove commensali barbosi e barbuti sono alle prese con discorsi di politica francese post napoleonica); talvolta eccessivo nell'esasperante tira e molla tra i due protagonisti, che a un tratto vede irrompere sulla scena l'altro, l'amante con cui Therese aveva avuto una precedente relazione, giunto ad animare un po' il tutto.
In definitiva si salvano le scene d'ambientazione fiorentina, intriganti e di piacevole lettura, dove ha origine la relazione tra i due protagonisti prima dell'escalation di paranoie esacerbanti per i due, ma soprattutto per il lettore.
PS: comunque mole di refusi impressionante... ma un giro di bozze, dico uno, no?
La storia d'amore e gelosia riguardante la triade signora sposata - amante - ex amante, al giorno d'oggi non appare come qualcosa di nuovo nè tantomeno pruriginoso. Lo sfondo (pseudo)storico si insinua nella trama in maniera slegata e parallela, sotto forma di svariati predicozzi e sermoni teatrali da salotto fatti da personaggi secondari, generali e colonelli, che tengono banco durante le riunioni dell'alta società. Onnipresente un gusto ludico e sottile per le descrizioni artistiche.