Mi piace leggere romanzi ambientati nella Roma di fine ‘800, specialmente se, come in questo caso, scritti niente meno che Emile Zola. Lo scrittore vi ha dedicato un grande lavoro di documentazione storica (compreso un soggiorno di 5 settimane in loco) regalandoci un romanzo appassionante e di amplissimo respiro: per la descrizione della Roma di fine ottocento, oscillante tra vetustà e trasformazione, ma anche per la vicenda narrata, in cui ogni personaggio ha una sua funzione precisa.
Il protagonista è un giovane sacerdote francese idealista, che sbarca a Roma per difendere un suo recente libro, finito all’Indice per le sue idee ritenute sovversive e pericolosamente vicine al socialismo. Il prete sogna una “nuova Roma”, un ritorno al cristianesimo primitivo, svincolato dal potere temporale e tutto dedito all’aiuto degli umili e dei diseredati, come unica salvezza per la Chiesa stessa. Tuttavia durante il suo lungo soggiorno romano in attesa di un’udienza papale in cui potrà finalmente chiarire la sua posizione, avrà modo di immergersi nella realtà della Chiesa cattolica e delle intricate questioni vaticane, scontrandosi con una visione del mondo granitica e immutabile, del tutto opposta a quella che immaginava. Questo il nucleo del romanzo (che include comunque anche delle sottotrame un po’ più mondane), attraverso il quale Zola di esprime ampiamente le sue idee in merito alle questioni sociali e alla situazione della Chiesa (allora ancora in rotta col Regno, a causa della presa di Porta Pia) e anche, perché no, su quel giovane stato italiano da poco riunificato, ancora fragile e in cerca di identità.
In aggiunta a questo, Zola non si fa mancare l’occasione di raccontare Roma in ogni suo aspetto: dalle mete “turistiche” tradizionali dell’epoca (che poi sono le stesse di oggi), alla campagna allora sterile e desertica che la circondava, ai nuovi quartieri in costruzione, non c’è un angolo che non venga descritto attraverso gli occhi del sacerdote, reso oggetto di riflessione e messo in relazione con la millenaria storia della città e con la sua possibile evoluzione come capitale.
E’ indubbiamente un romanzo lunghissimo, ponderoso e in alcune parti prolisso, ma è anche un’opera di grandissimo respiro, in cui le vicende umane sono perfettamente amalgamate con le più ampie questioni sociali ed economiche (e in questo caso anche religiose) che costituiscono i temi cari a Emile Zola. Il tutto sullo sfondo vivo e animato di una città che agli occhi degli stranieri, allora (probabilmente più di oggi) costituiva ancora un faro di civilizzazione, oltre che perché centro della Cristianità, anche per la sua storia e per i suoi tesori artistici.
il viaggio di un prete francese presso il vaticano in difesa del suo libro è il filo conduttore di questo romanzo di Zola che ci descrive il viaggio la scoperta della città eterna e della sua popolazione ma la parte principale la fanno i personaggi che ruotano intorno alla chiesa e al suo potere terreno -