Legati e ammanettati

Da sempre fra lettore (in fabula) e scrittore si combatte una lotta a distanza ma non per questo meno strenua. Il secondo, fin dal momento in cui immagina il suo lettore ideale, per quanto solitario (lo stesso Manzoni non se ne aspettava più di venticinque), vorrebbe obbligarlo a seguire passo passo, pagina dopo pagina, l’esatto ritmo che egli ha inteso imporre alla propria narrazione, accelerare dove si deve, rallentare dove si può, seguire incantato ogni digressione, ogni soffermarsi compiaciuto sui dettagli, ogni sterzata e frenata brusca senza soffrire di mal d’auto. E questo vale sia per un “semplice” autore di suspense che per Proust (non me l’ha rivelato lui, Marcel, ma fidatevi).
Dall’altro lato, a distanza di chilometri e soprattutto, abitualmente, di anni, ecco il lettore che, avendo scelto e talvolta persino comprato il proprio oggetto di godimento narrativo, servito su carta o digital ink (fa lo stesso), vorrebbe scegliere lui/lei come godere. Una pagina qua, due capitoli domani, questo passaggio lo salto, quest’incipit me lo rileggo sedici volte tanto è bello, queste cento pagine finali me le ingozzo senza quasi respirare anche se domani m’alzo presto perché non posso stare senza sapere. Oppure no: non voglio finirlo, questo libro, voglio restarci dentro ancora un po’. O magari: non voglio finirlo, è noioso, non mi ha preso, ho buttato i miei soldi, ridatemi Hemingway.
Ecco, la lunga premessa voleva giungere a questo avviso: non pensiate di fare a braccio di ferro con il libro di Luca Bonzano. Che voi siate giallofili, noir-dipendenti, che preferiate i personaggi ben caratterizzati, le atmosfere che saltano fuori dalla pagina, o la scrittura efficace e accurata, non crediate di leggere Come bestie ferite a vostro piacimento. Comincia con un conto di capitoli alla rovescia, e già qui, chapeau! Ma poi, quando si parte davvero, le prospettive alternate dei quattro personaggi principali non ti permettono certo di mollare impunemente. Gli americani hanno un aggettivo, per questo tipo di libri: unputdownable. E il maestro in questo campo è l’ineguagliabile Jeffery Deaver, col quale il nostro autore non ha un rapporto di travolgente affetto (e credo di aver capito perché). Ma sia chiaro che, in quanto a twist (colpi di scena per i più “arcaici”), Bonzano non ci lascia certo a bocca asciutta. Anzi.
Due parole sull’autore, che ho conosciuto ieri. Vi dirò che si capisce quanto ami la scrittura, a sentirlo parlare. Ed è sicuramente uno dei pochi eletti che la scrittura ricambia di vero cuore. E’ uno con il fuoco, dentro. E per questo, di certo, i suoi personaggi bruciano tutti, di fiamme diverse ma assimilabili. Lo stesso combustibile, forse, a consumare vite diverse ma tutte seriamente ustionate.
Pare che oggi Bonzano sia afflitto dal blocco dello scrittore e non riesca a incendiare il foglio word di altre parole. Nulla di strano. Avrà paura di non riuscire a mettere lo stesso fuoco freddo nel suo prossimo romanzo. Ma io confido che ci riuscirà, prima o poi, e me lo aspetto. L’inverno è alle porte, qualche storia bruciante può certo servire.

Oct 22, 2017, 7:25 PM

Molto cinematografico, ma nel senso buono del termine... senza fronzoli, senza mai una parola di troppo, Luca Bonzano ti tiene attaccato alla pagina per scoprire come si scioglierà l'intrico di destini che avvolge i personaggi. E' una lettura col fiato sospeso!

Apr 16, 2019, 12:34 PM
Kin

Eccessivo, strabordante e improbabile. La cosa migliore ,quando si scrive un noir, è dimenticare Diabolik

Nov 22, 2019, 5:45 PM