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Ore 00,35. Mercoledì. Nella noia dell’afosa notte milanese, con il caldo che appiccica inesorabile la pelle e toglie il respiro, Agatino Morelli, sessant’anni, sovrappeso ma con ancora tutti i capelli in testa non può far altro che boccheggiare accanto alla sua consorte dormiente, riflettere su l’ennesimo cadavere che il giorno precedente gli è toccato vedere e aspettare l’alba per raggiungere il posto concordato per l’agguato. L’ennesima vittima, l’ennesima indagine da affrontare in compagnia del suo fido collega Pasquale. Questa volta si tratta del corpo di una donna in avanzato stato di decomposizione ritrovato in un container in un vecchio deposito nell’hinterland milanese. Che sia una donna, figuriamoci, lo si è intuito solo dalle décolletté alte appese ai piedi ormai violacei. Agatino non ha perso tempo e si è fiondato dal custode del deposito incalzandolo con i suoi modi spicci, rudi, pragmatici e soprattutto maneschi e accompagnato dall’immancabile intercalare siciliano è riuscito ad estorcergli che la ragazza ritrovata in realtà è già arrivata morta lì al deposito e che lui ha avuto solo il compito di custodire il corpo. Agatino gli dice quindi di chiamare i suoi compari capeggiati da un certo Bogdan e di dargli appuntamento per l’indomani mattina all’alba, convincendolo che c’è necessità di spostare il corpo della ragazza visto che inizia a puzzare. E così per l’ennesima notte Agatino si trova nella Punto di servizio. L’aria notturna è appena più respirabile di quella che ha lasciato a casa sua e i vari colleghi di copertura sono ben sparsi nei pressi del deposito o in compagnia del custode, tutti pronti per l’arrivo della macchina di Bogdan, il tutto mentre il lupo torna a trovarlo, non facendogli presagire niente di buono…
Luca Bonisoli, architetto cinquantenne, con questo noir mozzafiato d’esordio – che sembra in realtà l’opera di un veterano per spessore di scrittura, capacità narrativa, suspense in dosi da cavallo – non fa sconti a nessuno. Perché il tema della tratta di esseri umani non lo permette, perché il suo fenomenale, vivido mastodontico personaggio non glielo avrebbe perdonato. Il suo Agatino, ispettore siciliano trapiantato a Milano, ex rugbista come l’autore, un oscuro passato e la psiche altamente labile, ha le movenze dell’orso bruno ma la velocità di pensiero, l’istinto e la ferinità del suo fido compagno lupo, con cui nelle sue visioni bipolari è costretto da sempre a convivere. Ma questa volta, alle soglie quasi della pensione, l’ennesimo caso che sembra risolto prima ancora di cominciare nella solita indolente routine, sembra invece liberare una volta per tutte la bestia che alberga in lui. Nulla sembra poter più tenerla a bada e in un susseguirsi di eventi ad altissima tensione emotiva finirà per trascinarlo nell’abisso della sua stessa psiche, costringendolo a fare una volta per tutte i conti con se stesso, fino al fatidico punto di non ritorno.
Queste strane domande iniziali riguardano proprio quanto mi possa essere piaciuto questo libro. Il perché abbia scelto proprio queste domande si capirà leggendo appunto il libro. E' un testo che ti cattura ma allo stesso tempo ti allontana con squarci di scrittura che vanno riletti, con dettagli che traspaiono come lontani echi e situazioni che invece risultano subito evidenti. E quando ti sovviene un indizio che nelle pagine precedenti avevi trascurato, ti accorgi che quel particolare fa apposta a nascondersi: sfogli vorticosamente quelle stesse pagine per venirne a capo nel modo più rapido possibile ma... sembra che quel dettaglio se ne sia andato via dal volume.
Agatino Morelli (il protagonista creato da Bonisoli) è un nuovo non-eroe nel mondo dei polizieschi: si piazza sul suo bel piedistallo senza scalzare illustri precedenti di cui ho conoscenza, come Montalbano, Contrera, Schiavone, Mazzeo. Direi che Agatino si pone proprio tra questi ultimi due: ha la violenza di Mazzeo ma pure la testa di Schiavone senza però copiare i modi dell'uno o dell'altro.
Ex-giocatore di rugby, con un fisico che ormai lievita verso un adipe irreversibile, Agatino ha qualcosa in più che non hanno gli altri (e che in realtà nemmeno lui vorrebbe avere): un poderoso conflitto interiore lo corrode dentro fin dai primi istanti del libro. E non parlo di un conflitto qualsiasi, ma di qualcosa che sa, purtroppo, anche di patologico. E questo 'plus', per certi aspetti devastante come un vulcano che erutta, risulta l'elemento che mette Agatino in una sorta di dimensione empatica con il delinquente di turno: lo fa pensare come lui, lo fa agire come lui, ma con il vantaggio di saperne prevenire le mosse.
Attraverso una scrittura di sottrazione, Bonisoli costruisce una trama su due piani paralleli volutamente sbilanciati nell'economia del romanzo. Non dice tutto al lettore: il lettore deve arrivarci da solo, deve costruire (anche male) i tasselli che mancano, deve collegare i fili scoperti della trama.
Però una revisioncina in più al tutto, io (che sono il più nessuno dei nessuno) l'avrei fatta. Per dare una risposta alle mie domande iniziali direi, per sparigliare le carte, NORD SUD OVEST EST...