Dovevo intuirlo da quel nome in copertina, sotto al titolo. Prefazione dell' ex (era ora) idolatrato Chuck Palahniuk.
Non dubitiamo del fatto che lui si sia molto divertito.
L'unica cosa buona in mezzo ad intere scene completamente non plausibili, e all'uso sfrenato da parte della protagonista di tecnologie all'ultimo grido (nel frattempo immagino sia diventato penultimo o terzultimo) è la profonda satira del signor Freud, che in questo libro dal delirio facile ci starebbe dentro beatamente.
Questo “Dora” è un tentativo, sorprendente, imperdibile, di attualizzazione di uno dei più famosi casi clinici di Freud. Qui il manicomio del privato diventa l'estremodei reality show:«Si, perché adesso i matti sono in televisione» spiega Palahniuk nella ficcante introduzione. «Si tratta di telecrisi, o – come amo chiamarla io - “intratterapia”. Ci dà un senso di superiorità, di comfort, di catarsi. E gli esperti coinvolti – gli assistenti sociali patentati, gli organizzatori domestici, i personal trainer, i dietologi, eccetera – non sono altro che missionari evangelici, discepoli di Freud, Jung e Skinner». Stefania Vitulli