Siamo cattive noi, la mia coscienza soffre

“Dopo restiamo seduti a cullarci. Seduta sulla poltrona con la mano aperta. Lascia entrare tutto il sole che riesce a entrare. Deve bastare di sicuro. Continua a splendere oggi e anche oggi. Fa il giro della Terra e di tutti quei posti. Deve farlo. Ha tutta la mia. Tutta la vita che ora mi si spande davanti come una macchia non mi ha preparato per la tua fine. Se potessi tirare questo momento fuori dal tempo. Strappandolo. Tornando indietro indietro. Per una volta. Per favore. Non per te questa. Non per te. La tua vita dev'essere diversa. Non dovrebbe affrontare questa. Non attraversare. Non temere le tenebre che avanzano. Non vederle attraverso le fessure dei tuoi occhi. Ma io. Che ha detto? Tu dici Ha detto che posso tornare a casa presto, che adesso sto bene? Beh ha detto. Sì proprio così. Perché non ti fai un sonnellino? Giusto. Coraggio. Schiaccia un pisolino. Ti sentirai meglio. Ti sentirai meglio”.

A Girl is a Half-formed Thing è un testo ipnotico, pulsa di inquietudine, ha un corpo vulnerabile, sviluppa un'ermeneutica ineffabile. Nata a Liverpool nel 1976, McBride è cresciuta nella contea costiera di Sligo in Irlanda, e ha poi deciso di vivere in Inghilterra dove ha studiato recitazione alla Drama School, abbandonando il teatro perché sconvolta dal lutto e dedicandosi alla scrittura di questo romanzo, che ha origine in quella esperienza di dolore estremo, trasformando quell'eccesso vitale che si è distorto all'incontro con la morte in una sorta di meditazione sul significato profondo del vivere. Questa transizione artistica appare in linea con le tracce beckettiane e joyciane della sua tradizione. I personaggi del romanzo sono costruiti da dentro, come insegna il metodo Stanislavskij, che Eimear ha appreso negli anni di formazione. “Pedalano le giornate pedalano veloci. Gesù sta per arrivare. Dal cielo dalla cunetta dalla strada per. Lo so. Gesù sta per arrivare. Gesù sarà presto qui. Gli strapperò le braccia. Io. Non voglio il figlio di Dio qui io. No. Gesù ti perderà. Stavolta dico che vincerò io. Io. Ti. Metterò al sicuro questa volta”. La scrittrice irlandese ha dichiarato in un' intervista di essere stanca della sovraesposizione di emozioni e sentimenti, che è caratteristica della nostra contemporaneità mediatica, dove il sé pubblico percuote l'indipendenza personale, portando al disprezzo di sé e dell'altra; e di voler quindi cercare di non esibire sentimenti né lasciarsi sopraffare da maree emotive con pretese di verità, ma di voler cercare di assegnare a un personaggio un ruolo di passaggio simbolico: una donna in prospettiva adolescenziale che attraversa un enorme coinvolgimento affettivo e un devastante percorso di trasporto e piacere fisico, con una funzione in qualche modo catartica, tramite un disimpegno che trova espressione in una affabulazione frammentata, interrotta, spigolosa e divergente. Ma qual è questa esperienza? L'esperienza del trauma, difficile e straziante, la realtà di una ragazza vittima di abusi sessuali e con una psicologia liminare, sul confine della follia seguendo il modello di Sarah Kane, assecondando la quale lei stessa si somministra pratiche di sesso occasionale con spirito liberatorio, eros con uomini da una sola notte. Lei è legata al fratello da un amore profondo, un fratello nato storto e che il caso punisce con la consunzione di un tumore al cervello, aprendo al lettore una corrispondenza biografica con le vicende della scrittrice. Le cose che accadono alla donna protagonista non sono consequenziali, e così attraverso le parole ci si interroga: che relazione c'è tra linguaggio e universo? If i had the use of my body, i would throw it out of the window. Samuel Beckett I nostri errori e le nostre fragilità, nel tessuto narrativo di McBride, sembrano colpe che gravitano come ombre al fianco di aspirazioni e bisogni, i rimorsi ci inseguono mentre cerchiamo di credere in qualcosa, la fede in un vissuto autentico si sgretola davanti alla violenza inspiegabile del cerchio di protezione familiare. Eimear McBride scrive al centro della vita interiore dei personaggi e la mente corre più veloce della grammatica, imprimendo così inedite possibilità sulla forma romanzo. La sperimentazione espressiva produce un registro difforme a più livelli, che oscilla tra inversioni liriche e dialogiche simulazioni. Con un esito delicato e più che efficace.

“Sogno di strisciare sotto. Sogno sotterranei dove la terra è calda dove il fuoco è sempre acceso. Dove siamo addormentati e strisciamo io e te in buche. In tane di coniglio al riparo dalla pioggia. Radici che ci fanno crescere caverne attorno alla testa. E ciechi come sorcetti nuovi appena espulsi che si aggrappano e morbida la nostra pelle rosa vivo. Chi va là? Non c'è nessuno. Solo io e te. Cantiamo. Cantileniamo la nostra camera. Non viene nessuno. E ce ne stiamo sdraiati. Mille anni di sonno. E ci cresce la barba rughe vecchi e piccoli siamo. Spensierati nel nostro profondo. Mangiamo i lombrichi le grasse lumache la roba dentro. Però io sogno. Le radici crescendo ci raggiungono. Lentamente s'aggrovigliano. E arrivano altre radici. Grasse e spesse. E le radici arrivano veloci. Radici veloci s'insinuano. Le radici ci cercano. Ci prendono. Radici che vogliono le nostre teste. Gli occhi. Ci spostiamo. Gli alberi ci prenderanno. Avranno i nostri cervelli per. Nessuno dentro. Che gli alberi ci prenderanno. Le radici che s'insinuano crescendo scoppiano nei nostri crani. Cercano i nasi. Ci cercano. Cercano gli occhi per. Strangolano. Soffocano cacciando fuori l'aria. Straziano gli organi. Intrecciano il dolore con noi. La terra insinuante. Cresciuta attraverso. C'inchiodano al terreno. Crescono la vita tutt'attorno e soffocano l'aria. S'infilano pian piano nei polmoni e nel cervello e noi lottiamo urlando. Fino al silenzio. Basta. Rendici morti. Rendici fango. Che si decompone là sotto. Si decompone nel profondo. Diventa pietra. Polvere eravamo. Polvere torneremo”.

Oct 18, 2024, 3:47 PM
Una piccola storia ignobile

Si narra che mettendo alcuni primati in una stanza con la tastiera di un word processor (un tempo erano le macchine da scrivere), in un tot di anni e dopo infinite combinazioni, alcuni capolavori della letteratura sarebbero stati ricreati per la legge della probabilità.
Vi sono momenti in cui la lettura di questo libro fa pensare ad un risultato non ancora del tutto intellegibile di una scrittura casuale e probabilistica.
Ovviamente esagero e anzi al temine della faticosa lettura di questo libro si alza una lode all'incredibile lavoro che deve aver fatto il traduttore in lingua italiana (o giù di li) per tradurre questo romanzo.
La storia tutto sommato potrebbe riassumersi con ua canzone dei tempi andati di Guccini, "Piccola storia ignobile". Una storia di miseria morale di un piccolo nucleo familiare (madre, figlio maggiore sopravvissuto ad un tumore cerebrale in età perinatale, e una figlia), di squallidi uomini che si approfittano della figlia appena arrivata alla pubertà, violentata a 13 anni dallo zio, cognato della madre, e da allora sempre alla ricerca di uomini che la umilino con violenze sessuali di ogni genere, fino alla morte del fratello per una recrudescenza del tumore cerebrale in età adulta, e immediato successivo suicidio della figlia.
Insomma un quadro di totale squallore, raccontato con un artificio di un uso sconclusionato della lingua dalla prima all'ultima pagina, con sporadiche frasi di senso compiuto sparse qua e la, soprattutto come brani di preghiere del canone cattolico.

Jul 25, 2022, 8:16 PM
Joyce e Beckett ne sarebbero orgogliosi

Il romanzo di Eimear McBride, che ricorda molto Edna O’Brien e le sue Ragazze di campagna (di cui verrà pubblicato il seguito all’inizio dell’anno prossimo), è soprattutto un’opera incredibile per il modo in cui è narrata la vicenda (che di per sé non è poi così sorprendente). Una volta che si supera lo smarrimento iniziale, si è agganciati senza scampo da una voce narrante potente, unica, che davvero regge il paragone con i grandi della letteratura irlandese e più in generale con il romanzo del ‘900 che si concentra sull’individuo nella sua coscienza.
Un passaggio per capirne il valore:
“All my life spreading now like a stain in front has not got me ready for the end of you. If I could lift this moment out of time. Rip it. Go back go back. Once. Please. Not for you this. Not for you. Your life must be a different thing. Not to face this. Not go through. Not be afraid in the dark of it coming on. Not see it between the slits in your eyes.”

Apr 19, 2014, 4:00 PM