Ensitiv (pseudonimo) è autore di un singolare testo, edito da Uno Editori, intitolato "Manuale per sopravvivere dopo la morte". Non recensisco il libro, poiché un'ottima presentazione è stata scritta da Viator.
Vorrei, invece, trarre spunto dagli scenari descritti nel volume per qualche riflessione liminale.
Aveva ragione Leonardo da Vinci, quando sosteneva che non abbiamo ancora imparato a vivere che dobbiamo apprendere a morire. Si deve aggiungere che occorre poi essere preparati ad affrontare il destino post mortem. Insomma "gli esami non finiscono mai". Ammessa la sopravvivenza di un quid dell'individuo, sopravvivenza che l'autore e non solo lui dà per scontata, ci chiediamo quali siano le caratteristiche del mondo ultraterreno: quello perlustrato dal viaggiatore astrale è probabilmente solo una delle numerose dimensioni ulteriori, quella che a volte interagisce con la nostra. Ecco, la nostra dimensione concreta, tangibile... e se fosse la proiezione, il riflesso di un livello più vero di realtà? E' un rovesciamento concettuale simile a quello teorizzato da James Hillmann che considera il corpo l'ombra dell'anima e non viceversa.
Ensitiv asserisce che il tempo e lo spazio non esistono più nell'universo che egli esplora: queste coordinate sono forse più trascese e trasfigurate che eliminate, tanto è vero che in qualche modo certi “cittadini” dell'altra realtà restano attaccati ad un cronotopo fissato nell'ossessione.
Sono enigmi che si potrebbero in parte sciogliere, considerando che il mondo tratteggiato dall'autore è contiguo al nostro: vi appartiene anche il regno onirico di cui abbiamo diuturna, anzi notturna esperienza. Eppure siamo impigriti nel quotidiano, intrappolati nei nostri problemi a tal punto che non percepiamo i segnali che i livelli invisibili ci inviano.
Anche quando il soprannaturale s'insinua nell'ordinarietà attraversa una sottile fenditura, i nostri paradigmi teoretici restano inalterati, laddove anche un solo fenomeno che esula dalle leggi scientifiche note rivendica una rivisitazione dei modelli in cui le leggi sono inquadrate. Quali modelli? In primo luogo, quello ottocentesco che, nonostante un secolo di indagini e teorie pionieristiche, è ancora quello dominante. E' il sistema basato sui cosiddetti “fatti”, su un non sempre adeguato metodo empirico, sulla ripetibilità dell'esperimento etc. Siamo ottimisti se pensiamo che questo schema, sebbene obsoleto, non sia oggi stato soppiantato dalla propaganda e dalla disinformazione, mantenendo della tradizione galileiana e newtoniana soltanto la terminologia, a mo' di una bottiglia di vino pregiato riempita d'acqua.
Leggiamo dunque il saggio di Ensitiv non tanto con la curiosità per un tema così inconsueto, quanto con la coscienza che è necessario aprirsi alle possibilità più inattese, attingendo alla pur torbida fonte del nostro essere più profondo.
La "livella" ci rende tutti uguali nel momento del decesso: dopo probabilmente ognuno avrà un diverso destino che dipende, oltre che dalla condotta, dall'attitudine a gettare, di quando in quando, uno sguardo oltre la siepe.