Premesso che è un regalo ricevuto da chi non mi conosce molto come lettrice, l’ho letto senza aspettarmi troppo e bene ho fatto.
Un minestrone o pasticcio irlandese ( tipo quello jerome k jeromiano dove Montmorency portava il topo morto per contribuire, e le patate alla fine si mettevano con la buccia) con un eccessivo uso di ingredienti, molti dei quali indigesti e usati per stupire(effetto ottenuto ma non nel senso sperato dall’autore). Risultato un malloppone che poi nella scala di misurazione Grado pesantezza/ bicarbonato viene classificato coi 4 asterischi da SLG , Segnalazione Lavanda Gastrica.
Beninteso, l’autore( del quale ignoravo opere ed esistenza, ma che a quanto pare è recidivo) si impegna e ha pure un discreto senso dell’umorismo( e quello quando mai è un difetto, in uomini, donne, animali e pini marittimi?) ma l’ansia di “malloppare” e di aggiungere ingredienti(non ho mai visto masterchef e cuochi vari ma temo gli assegnerebbero tremila punizioni terribili sia per la lista interminabile della ricetta, sia per “l’impiattata”-ecco, volevo dire almeno una volta nella vita questo ignobile termine, volevo correre questo rischio- una impiattata unta e con tutti gli schizzi attorno all’orlo del piatto) fa precipitare lui ,e me con lui, in una voragine di occhi strabuzzati, bocche storte e nasi arricciati, lasciando con un gigantesco BAH, il principe della perplessità, abbandonato lì sui piatti ancor mezzi pieni.
Insomma non proprio da fuggire dal ristorante gridando col tovagliolo davanti alla bocca, giurando di aver visto l’anticristo, ma poco ci è mancato.
Il pasticcione che mescola pulp, giallo, noir fantascientifico, catastrofismo da film statunitense, horror zombie(s) di vario genere e numero, erotismi splatteroni (una fissa dell’autore che messa qui e lì sarebbe stata pure simpatica, ma mica son tutti Lucio Fulci, eh), un’ansia di aborrire i clichès tipici partenopei( e parlo da partenopea) che ottiene l’effetto “ nuovo cliché partenopeo” e una inaspettata vena quasi religioso-etica catartica finale danno vita ad una lettura a tratti divertente, ma sconnessa, scritta anche bene da un punto di vista di sintassi e lessico( “al giorno d’oggi è una freccia a favore”-disse il grillo parlante dei critici letterari) ma fondamentalmente mediocre e risibile.
Unico vantaggio: le azioni dell’alka seltzer( già in buona salute dopo la riscoperta ciclica da parte del lettore medio-alto di opere come Finnegans Wake) sono schizzate alle stelle, nell’Olimpo Gastrico della Borsa Valori.
Un libro che ha faticato a veder le stampe e solo dopo aver vinto un premio letterario è riuscito
ad avere la giusta attenzione
Con questa pubblicazione Michele Serio ha meritato la definizione di Padre della generazione degli scrittori Cannibali:questo lascia intuire lo stile con cui si snodano le intricate vicende.
Se non ci si lascia condizionare dalle inquietanti ambientazioni,si avrà la possibilità di saggiare la grande capacità dello scrittore di esprimere le inquietudini e le turpi debolezze di una decadente umanità
Magistrale ritratto della città di Napoli e delle sue anime.