Al di là dell'aspetto tecnico, che è a dir poco ineccepibile, "C'era una volta in Francia" spicca anche per l'ottima disposizione delle tavole e per la sceneggiatura convincente e sempre interessante. Se escludiamo un po' di confusione nel distinguere alcuni personaggi tra loro (fortunatamente tutti secondari) e alcuni "flashback" e "flashforward" improvvisi, soprattutto nella prima parte, la storia scorre bene e coinvolge: è davvero complicato tifare in toto per il protagonista, così com'è impossibile condannarlo del tutto. Gli autori sono stati in grado di delineare questa figura storica (di cui non avevo mai sentito parlare prima d'ora) con contorni sbiaditi e mai del tutto parziali. Tuttavia, nonostante un inizio apparentemente un po' distaccato, col prosieguo della trama, il lettore si avvicina sempre più all'uomo Joanovici e ai pochissimi comprimari che hanno rilevanza nella sua vita: la sua famiglia e la fedelissima Lucie. Il finale è memorabile e potente. Un valore aggiunto, questo, insieme agli altri elementi positivi sopraccitati, rendono quest'opera un ulteriore eccellente esempio della sensibilità e della maestria del fumetto d'oltralpe.