C’è una lacuna importante in questo testo che vive, coraggiosamente va detto, tra condivisibilissime idee “rivoluzionarie” e buonsenso paternalista, tra citazioni colte e spirito pop (peraltro la collana in cui è pubblicato si chiama proprio “Saggi Pop” quindi nessun fraintendimento, sia chiaro!) ovvero l’ingenuo ideale che il capitalismo sia “riformabile” (oh povero Marx!). Le più coraggiose tesi dell’autore si scontrano con la visione di un mondo digitale da portare dalla nostra parte. Che è come dire che il consumatore possa diventare soggetto, un ossimoro concettuale davvero grave. Resta il fatto che il libro scopre e mette a nudo (e in qualche modo “sistematizza”) il comportamento criminalistico con cui si muovono i social, senza che nessuno ne abbia “colpa” o volontà ma perché è esso stesso che li produce. Una lettura molto interessante per capire/scoprire il pericolo che stiamo correndo. Le soluzioni non ci sono ma non soltanto perché non ci possono essere ma perché ci vuole ben altro impianto teorico per sciogliere queste profondissime contraddizioni.

Aug 18, 2020, 12:18 PM