Avevo delle aspettative su questo libro; forse per il caso di omonimia tra me e l’autore, che me ne aveva fatto seguire le vicende prima della lettura. Un po’ mi ha deluso.
Non si può perdonare, a questo libro, la superficialità di certe considerazioni generali. Una su tutte: l’episodio biblico del sacrificio di Isacco come prova della furia cieca e sanguinaria delle religioni (e anche di Dio). Se fosse il tema di un bimbo delle scuole elementari potrei forse capire. Detto questo, detta la unilaterale lettura di certe cose, in cui l’autore cade per la sua adesione ideologica e fanatica a certe idee, il libro è una testimonianza autentica e diretta della tragedia siriana e della guerra moderna. Inevitabilmente parziale, essendo l’esperienza di un singolo, ma con un ché di vero.
Avevo detto a Zagros: «Il problema è che in molti, a Raqqa, credono ancora in Dio, a differenza tua. L'Islam - la religione - favorirà sempre il nemico». [...] Zagros rispose.
«L'Islam - cos'è?»
Stavolta non era scarsa istruzione. Non era la difficoltà a padroneggiare termini oscuri, uditi in aula che non sentiva più come proprie. Era prezioso, spontaneo, inestimabile scetticismo. Era la vittoria rivoluzionaria. Era la critica che aveva fatto vacillare, e poi crollare la superstizione. Senza scuola, senza libri. Attraverso la vita. Attraverso l'esperienza.