La scrittrice è brava e il libro è simile a un diario, molto discontinuo, degli anni da lei trascorsi in Corea ad insegnare italiano in un'università ai confini di Seul. Inizialmente il libro è molto interessante per la descrizione dei costumi di questo paese così "altro" dal nostro, ma l'avventura della scrittrice, simile a una parabola, raggiunto troppo rapidamente il vertice dell'entusiasmo scade poi nell'insignificanza e nel disamore e il lettore rimane deluso, o almeno questo è successo a me
Ho comprato questo libro perché mi aveva incuriosito la collana, che parla e racconta di viaggi, e perché la Corea mi ha sempre affascinato. Sono impressioni che l'autrice ha raccolto nel corso dei quattro anni che ha passato in Corea come docente e dottoranda. Un luogo alieno e alienante, un altrove che nei suoi controsensi e nelle sue assurdità nasconde uno strano fascino. Mi sarebbe piaciuto leggere più dialoghi. ma capisco la scelta di impostare il testo come una lunga lettera - mail a chi non abita questo "altro". In alcuni punti molto malinconico. Interessante.