Breve racconto di un'oretta di lettura, pubblicato poco prima del Covid. Siamo negli anni '90 e tre compagni di scuola, terminati gli esami di maturità a Bologna, fanno progetti per trascorrere le settimane successive all'insegna del divertimento. Le cose non andranno come se le immaginano e sarà l'occasione per un'esperienza di cammino tra Toscana e Romagna, immersi nella Riserva Naturale dell'Alpe della Luna, metafora anche di una maturazione collettiva e del passaggio all'età adulta e delle decisioni da prendere.

Brizzi mostra tutta l'ironia "itinerante" già mostrata in precedenti opere (come Nessuno lo saprà, Dall'Argentario al Conero), che lascia spazio alle riflessioni più profonde una volta arrivati al termine della storia. Una storia forse poco omogenea tra le sue parti e con due velocità e stili molto diversi fra loro, che personalmente mi hanno lasciato un po' di dubbi. Comunque sia una discreta compagnia per un'ora di relax.

Jun 3, 2024, 10:46 AM
Si va sulla montagna - 25 giu 23

Terzo libro di Brizzi ad entrare nella mia biblioteca, dopo il mitico “Jack Frusciante…” ed il me assai caro “La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco”. Pur nella diversità di approccio, pur nell’affrontare un tema che non mi è caro sino in fondo, il libro rimane sugli standard di Brizzi, che al fine risulta un autore di buon livello nelle mie letture (direte voi, e gli altri libri? Quello che non leggo, non so; vedremo nel futuro).
Intanto, il libro è anche il primo delle letture che dedicherò nel futuro al tema di questa collana, cioè “la montagna”. Non è che abbia un cattivo rapporto con i monti, così come non l’ho con il mare o con altri panorami. Ripeto e sottolineo: sono un animale cittadino, che va altrove per vedere, capire, conoscere, interpretare. Ma poi, torna sempre a camminare lungo i marciapiedi della sua Roma.
Nonostante i suoi 45 anni, all’epoca dello scritto, Brizzi rimane sempre “giovane” dentro, con quella capacità, dei buoni scrittori, di riuscire ad immedesimarsi (ed a farci calare) in ogni età cui decidono di ambientare i loro scritti. Brizzi, poi, è molto legato al passaggio dal liceo all’Università (ricordiamo sempre Jack), e qui, in un contesto diverso, e con diverso spirito, è lì che ritorna, è lì che ci fa ritornare.
Come detto, è una collana dedicata alle montagne, e non so come se ne parli nelle altre scritture, ma qui si reca un sentito omaggio ad una dorsale appenninica molto interessante. Intanto perché, pur nell’Italia centrale, si chiama “Alpe della Luna”, è incuneata tra Toscana, Umbria e Marche per poi sfociare verso la Romagna, e non è neppure di altezze imponenti, essendo il suo punto più alto (Monte dei Frati) di soli 1453 metri.
Il percorso che Brizzi racconta del suo sé stesso negli anni Novanta è tipico appunto di quei gruppi di giovani che stanno “attraversando la linea”. Giovani che hanno fatto la maturità, giovani che pensano (forse o forse no) all’Università, giovani che si immaginano scenari del futuro. Qui, ne abbiamo tre, Brando, Senzombra ed il narratore. Ovvio che vogliano festeggiare, decidendo di partire da Bologna su di una scassata Renault per andare ad un concerto ad Arezzo Wave. Altrettanto ovvio che sbagliano i giorni e ad Arezzo non c’è nulla.
Alternativa? Andare a Rimini al mare. Problemi? Si, la Renault si ferma. Allora, la grande decisione: attraversare l’Appennino a piedi. Qui comincia il rapporto con la natura e la montagna. Iniziando, per Brizzi d’allora e di ora, quella scoperta del camminare che lo porterà anche ad altri scritti. Camminare che è una scoperta di sé (come sa chi lo fa anche in città). Quando poi lo si fa nella natura (e qui il mio amico Luciano mi sarà di conforto) è anche una scoperta del paesaggio, di chi ci sta dentro. Ed un approfondimento dei propri pensieri.
Ognuno porterà il proprio io in questo viaggio iniziatico, in particolare Brando, il capobranco, sempre coraggioso, sempre propositivo, anche se il suo carisma non potrà annullare la tensione che naturalmente si crea di notte, dormendo all’addiaccio in posti sconosciuti. I tre, e qui ci sono belle descrizioni di natura e persone, vanno per monti e per boschi, guadano fiumi, attraversano vallate e villaggi, incontrano persone diverse da loro, ma con le quali si instaura quel senso di comunanza quando si sta, insieme e senza mascheramenti, a contatto con la natura.
Nonostante la stanchezza, la mancanza di sonno, lo spettro costante di una fame latente, avranno momenti magici, che mi hanno rimandato ad un tramonto in una valle desertica del deserto africano che fu un momento bellissimo ed indimenticabile per me. Si scopriranno vicini, parte di una comunità. E se alla fine faranno promesse che difficilmente si mantengono a diciotto anni, non lo faranno per facciata. Dopo un’esperienza del genere, ci si promette di non lasciarsi mai, di rimanere in contatto, di restare amici per sempre.
Promesse che non sempre si possono mantenere, promesse che si fanno e poi, per mille ed uno motivi, diventano altro, diventano allontanamenti impercettibili che neanche i social moderni riusciranno fortunatamente a colmare. Se ci siamo persi di vista, ci sarà un motivo.
Rimane il ricordo di un momento in cui si aprivano tutte le possibilità e tu, mentre lo vivi, non te ne sei accorto.
Insomma, un buon racconto di formazione, con un Brizzi come a me piace, vicino e scanzonato, attento ai problemi quotidiani, alla vita, e soprattutto, alla natura.
“Non bisognerebbe mai tradire quel che si prova a diciott’anni.” (77)

Jun 25, 2023, 1:18 PM
Breve

Un breve divertissement ma con tutto Brizzi dentro. Ci sono tre tardoalescenti, in un momento di svolta della loro vita, che si incamminano lungo un sentiero appennico quasi per caso. Tanto basta

Aug 1, 2019, 8:26 PM