Quello che più mi è piaciuto in questo rommanzo sono i cattivi; direi che la Brant ha una abilità unica nel creare personaggi negativi a tutto tondo, perfidi, bugiardi, manipolatori, infidi come pochi, come sono meschine e amorali certe figure femminili indimenticabili per l'antipatia che sanno suscitare nel lettore.
La storia è abbastanza classica, anche se tratta un argomento poco usato nei romance: l’omosessualità maschile, con tutto quello che comportava essere “diversi” in quell’epoca, e la Brant lo fa con semplicità ed umanità, anche quando ci descrive le bassezze umane, la depravazione e la cattiveria più bieca. Da un duello misterioso prenderanno il via un susseguirsi di avvenimenti drammatici con conseguenze letali per più persone e come sempre sin dalle prime pagine il lettore viene sommerso dai personaggi (veramente tanti) e dagli avvenimenti che si susseguono a ritmo serrato.
Quello che, personalmente, non ho trovato in questo romanzo è il pathos, il coinvolgimento emotivo degli altri suoi romazi.
Non so se è perché ho letto questo libro subito dopo “Duchessa d’autunno” ma ne sono rimasta leggermente delusa, non saprei spiegare bene il perché.
Il romanzo è piacevole, scorrevole, denso di avvenimenti e di personaggi interessanti ma non mi ha coinvolta molto emotivamente, non sono stata catturata da nessuno in modo particolare, anche Alec, pur essendo un ottimo protagonista non ha saputo accendere in me nessuna fiamma, solo un blando interesse.
Può anche essere che, essendo questo il primo romanzo di una serie, il nostro eroe acquisterà maggiore fascino e smalto in quelli che seguiranno.
Nel suo genere è un libro che si legge tutto d’un fiato grazie alla bravura indiscussa dell’autrice.