Abbiamo avuto modo di scoprire una versione inedita di Circe grazie al romanzo di Madeline Miller! È necessaria una premessa: leggendo Circe, bisogna disporsi con una mentalità aperta e rimettere in discussione le convinzioni sul personaggio, tenendo al tempo stesso ben deste le conoscenze omeriche. È stato interessante confrontare quanto appreso nell'Odissea con questa ispirata riscrittura della Miller. Nel poema omerico, Circe è solo l'ennesimo ostacolo che porta Ulisse a ritardare il suo ritorno a Itaca. Nel romanzo che ci ha accompagnato in questi mesi, invece, Circe diventa protagonista. Oltre a essere una pharmakis, una maga, è anche una ninfa, figlia del titano Elios e dell'oceanide Perseide. I suoi poteri sono, ahimé, pochi; tanti, invece, i tratti che la accomunano agli esseri umani. Circe ci viene presentata come la figlia “diversa” e per questo emarginata. Fin da bambina anela affetto da un padre e da una madre avari di attenzioni. Le sue disastrose relazioni familiari generano ferite che la rendono tormentata dalla sua solitudine affettiva e dal bisogno di innamorarsi. La Miller ci regala il racconto di una vita travagliata e unica dove, però, una caduta può diventare un'opportunità e questo è quello che realizza Circe quando viene esiliata a Eea. Riesce a sbocciare in quell’isola che, invece di divenire prigione, si rivela una grande occasione. Circe, infatti, vive la sua rivoluzione proprio nell’esilio e, grazie alla sua perseveranza, comprende di essere più forte di quanto abbia mai ritenuto possibile. La Miller riesce a portare a termine un lavoro di ricostruzione fisica e psicologica minuzioso e coinvolgente: una protagonista delineata a tutto tondo e colta nelle sue frustrazioni, nelle sue tensioni amorose, nelle sue delusioni più amare, nelle vittorie conquistate. Un volto che, dopo alcuni capitoli, sembra materializzarsi e far dimenticare al lettore di trovarsi nel mezzo di un racconto mitologico, tanto è lo spessore umano e concreto che assume il personaggio. Circe è una titana, ma prima di tutto è una donna che scopre la forza per combattere e sopravvivere. Sa riconoscere i propri errori, è capace di amare in maniera totalizzante, a differenza degli immortali, ma deve guarire le sue ferite per poter capire davvero cosa sia l'amore e, per farlo, trova la forza per prendersi cura di sé, anche sbagliando. Si mette a nudo e ci mostra le sue ansie, i suoi timori, i punti deboli che tutti noi possiamo comprendere, ma anche la grande sicurezza, che cresce pagina dopo pagina, verso la sua magia, che fondamentalmente è un talento. Tra le pagine troviamo l'esempio su come questo vada riconosciuto, accolto, ma soprattutto coltivato. Il personaggio di Circe colpisce proprio perché riconducibile alla vita di molte donne, con alti e bassi, con difficoltà e con incontri sbagliati, ma soprattutto contraddistinta dalla forza delle scelte che alla fine ti permettono di diventare quello che vuoi e puoi essere. Inoltre, mentre la maga Circe amplia la sua tempra ed il suo potere, la donna Circe affronta da sola la maternità e proprio questa è la sua sfida più ardua. Quello della maternità è il tema trattato con maggior coraggio, tutto umano, per nulla divino o magico, ma nel quale non è difficile rispecchiarsi, almeno in parte. La penna non edulcora, ma scava l'intimità della sua protagonista senza censure. Il romanzo ci fa anche entrare in un mondo fatto di litigi, guerre fratricide, amori, gelosie comuni sia agli dei che ai mortali. Gli dei sembrano vivere di ingiustizie verso i mortali e godono negli spargimenti di sangue che li coinvolgono per essere chiamati a dipanare questioni terrene. Un mondo dorato solo in superficie, dove ognuno prende ciò che vuole, cercando sempre di non far adirare Zeus e le divinità maggiori. Olimpi e Titani, in un equilibrio precario, si contendono la scena, a discapito di tutti coloro che potrebbero ostacolare il loro cammino. Ci siamo chiesti se questi temi siano metafore per esprimere una critica alla società e al potere che travalica il mito rendendolo attuale. La lettura è scorrevole come se fosse una storia raccontata da una amica alla quale alla fine si riesce a voler bene e che ci accompagna nella scoperta di un mondo molto complesso eppure alla portata di tutti. La scrittura è impreziosita da un linguaggio elegante, ma non aulico. Al contrario, lo stile sa farsi coinvolgente e trasporta all'interno di atmosfere da sempre affascinanti. In alcuni frangenti, la penna si attarda un poco oltre misura, generando un calo del ritmo, ma nulla che vada ad intaccare il romanzo godibile che ne nasce. Un finale inatteso, ma coerente con la protagonista, ci ha fatto chiudere le pagine di Circe con un appagante senso di compiutezza. È un libro completo che ci ha fatto compagnia e che abbiamo fatto fatica a riporre, perché è come separarsi da una cara amica.