Iniziandolo ho pensato : - il solito libro americano - E lo è, solito e smericano, nei campi smisurati, nel duro lavoro, nella guerra direi, con una terra ancora non conquistata del tutto, una terra che ti assorbe e che forse, finalmente ti dà radici.
Tuttavia, questo a parte, non è né il solito né solo americano.
Lentamente, tutto molto lentamente, diventa un romanzo di vita, slegato dalla collocazione geografica, slegato dall'atteggiamento di chi conquista una nuova terra.
Una vita. Che diventa sottilmente inquietante al momento che si universalizza. Un uomo, alle prese con le sue scelte, con i suoi dubbi, con le sue riflessioni, con la sua presa di coscienza. Un uomo che ti entra nell'intimo e TI descrive descrivendosi.
Chi sono? Dove sto andando? Cosa ho fatto dei miei talenti? Dove sono finite le mie aspirazioni?
Ci sono, sommesse, non invadenti così come Stoner non lo è, anche le risposte a quelle domande universali: cosa, come, circostanze casualità.
Le tracce di quella vita si perdono, si spengono si rarefanno descritte minuziosamente anche nel momento del distacco. E noi andiamo via con lui.