Luigino Bruni propone in questo breve libretto una serie di riflessioni e di analisi estremamente interessanti circa lo sviluppo moderno e attuale del sistema capitalistico che viene visto attraverso strumenti non più, e non soltanto, economici e sociologici ma anche secondo un approccio teologico.
Secondo Bruni la forza culturale del capitalismo odierno si insedia nelle coscienze fino a configurarsi come un’esperienza assoluta e onnipervasiva. In questo senso il capitalismo non ha eliminato il sacro nel modo secolarizzato, ma è diventato esso stesso una religione e pertanto un’analisi di tipo teologico risulta fondamentale per capirne la vera essenza, l’anima profonda e sovente taciuta.
Richiamando il filosofo Walter Benjamin il capitalismo presenta una struttura religiosa basata sul culto, sulla prassi. In questo contesto il vero idolo non è il denaro bensì il consumatore. “Ad essere benedetto da Dio non è più l’imprenditore ma il consumatore, che è lodato ed invidiato perché e se ha i mezzi per consumare”.
Ma il Moloch del capitalismo presenta una crepa, “un tabù freudiano” dice Bruni: la gratuità del dono. La gratuità è un elemento essenziale e imprescindibile della vita, dei rapporti sociali e umani. La gratuità si “consuma” ma non può essere prodotta, mercificata. Proprio questo costituisce l’elemento di maggior pericolo, la principale minaccia del capitalismo moderno.
Ho trovato davvero prezioso questo volume, sviluppato secondo un approccio accademico, filosofico e non ideologico.