Jodo scaraventa il proprio albero genealogico e il periodo storico che esso ha occupato in orbite fantasmagoriche, allucinate, visionarie, crude, commoventi, patafisiche. L'ossatura-perno dell'opera ha come ascissa il perdono quale fonte di guarigione da ogni ferita (anche dalle più apparantemente insanabili) e di sana emancipazione dalla famiglia, e come coordinata il motto "tutto quel che ci accade è positivo". E tutto ciò non è che scarto della voragine e del cosmo che questo libro sa essere ad ogni paragrafo.
Fortunatamente va più letto che descritto. Dovendolo proprio codificare? Un'omnia, una bibbia, un vademecum. Uno dei rarissimi maelstrom dai quali occorre farsi leggere, e non da consumare trasversalmente in pochi giorni.