Chi scrive ha una passione incondizionata per tutto ciò che riguarda storie e racconti legati alle esplorazioni marittime. Il mare è stato a lungo, per l'uomo, lo "spazio" da conquistare e da esplorare ancor prima dell'invenzione dei razzi e degli shuttle. Nel suo libro, Ransmayr, narra in parallelo due storie vere legate all'esplorazione dell'Artide, connesse da un legame di discendenza e distanti di circa cent'anni. La prima è la storica spedizione austro-ungarica al Polo Nord (1872-1874) capitanata da Julius Payer e Karl Weyprecht in cui venne scoperto, casualmente, l'arcipelago Francesco Giuseppe. Si tratta di una delle poche spedizioni disperse, con la nave bloccata nei ghiacci, che dopo tre lunghi inverni polari riuscì a piedi a ritornare in patria, dopo essere stata soccorsa da dei pescherecci russi. Questo inaspettato esito "fortunato" ci consente di avere conservati oggi negli archivi i diari personali dei partecipanti alla spedizione. La seconda storia, che va in parallelo alla prima, è invece quella di Josef Mazzini, discendente di uno dei partecipanti della spedizione austro-ungarica, che scomparì misteriosamente dopo aver cercato di ripercorrerne per fascinazione i luoghi nel 1984. Dei due racconti, ovviamente, quello della spedizione di fine ottocento è il più interessante. La ricostruzione dei fatti di Ransmayr è intervallata da veri e propri stralci presi dai diari di questi straordinari uomini messi alla prova dalla desolazione, dalla disperazione e dalla voglia di portare a compimento la missione. Vere e proprie testimonianze al limite del possibile che danno a questa lettura un incredibile caleidoscopio di emozioni umane.