Il romanzo autobiografico di Marina Chapman, una storia in cui la realtà supera di gran lunga la fantasia.
Rapita all’età di 5 anni e poi abbandonata nel cuore della giungla colombiana, la piccola Marina (nome che si è scelta lei in seguito) è riuscita a sopravvivere per alcuni anni grazie a una colonia di scimmie cappuccine, da cui ha imparato a procurarsi il cibo, ad arrampicarsi sugli alberi, a ripararsi dalle forti pioggie, a nascondersi in caso di pericolo, ma anche a socializzare… comunicare, giocare, dare e ricevere affetto. Le scimmie l’hanno protetta e aiutata, facendola sentire parte di una famiglia, per quanto insolita.
Quando poi si lascerà trovare da due cacciatori per tornare alla società che le apparteneva, scoprirà a sue spese che gli esseri umani non sono così umani come sperava e la cosiddetta civiltà tutt’altro che civile. Verrà infatti venduta ad un bordello, dove vivrà da schiava, maltrattata in ogni modo possibile e sempre guardata con ribrezzo. Riuscirà a scappare, andando ad aggiungersi alla schiera di 'gamines' (termine con cui la gente chiamava i bambini di strada) che popolavano i sobborghi colombiani, a vivere di miseria ed espedienti seppur nuovamente libera. Il costante desiderio di essere amata, però, la spingerà poi a farsi accogliere nella casa di persone facoltose… che purtroppo si riveleranno criminali senza scrupoli e la tratteranno anche peggio di quanto fosse stata trattata nel bordello. Dotata di un coraggio e una determinazione sorprendenti, riuscirà a non arrendersi mai alla rassegnazione e a tenere sempre viva dentro di sè una fiammella di speranza. Sarà grazie a una vicina di casa, l’unico essere umano che le abbia dimostrato affetto e comprensione, che riuscirà a salvarsi, a tornare libera, a riacquistare fiducia nei suoi simili e a costruirsi una nuova vita.
Marina Chapman oggi è una bella signora di circa 70 anni, vive in Inghilterra, è sposata e ha due figlie a cui, da piccole, per farle addormentare, raccontava storie incredibili che parlavano di foreste, di animali e di una bambina in mezzo a loro. Solo dopo molti anni è riuscita a parlare del suo passato… e le sue figlie hanno così scoperto che la bambina di quelle favole era la loro madre.
Un racconto che sembra uscito da un libro di Kipling, che si fatica a credere vero… eppure lo è.
Due mondi a confronto, due società (quella animale e quella umana) che si mescolano nei ricordi e nell’animo di Marina, che ha sempre mantenuto un’indole un pò selvaggia e che quando ripensa agli anni nella giungla è sopraffatta dalla nostalgia.
3 stelle e ½
**In rete ci sono alcune videointerviste di Marina Chapman, se vi venisse voglia di dare un volto a questa donna dal vissuto così incredibile.