Lorenzo B.

In un capitolo del suo “Come viaggiare con un salmone”, Umberto Eco suggerisce una lista di letture per approcciarsi alla filosofia in maniera graduale. Così sono arrivato a leggere questo libro che altrimenti difficilmente avrei approcciato. Ed avrei sbagliato perché – contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare dall’austerità dell’autore – si tratta di una lettura scorrevole e sempre molto interessante. Di certo un libro che non può non essere letto da chi si vuole avvicinare alla scrittura. Si tratta, infatti, di un vero e proprio manuale su come organizzare un racconto, che lunghezza deve avere, come vanno disegnati i personaggi, che parole è meglio utilizzare, e così via…

Candido è una persona semplice ed ingenua al punto di avere la capacità di vedere le cose con più lucidità di chiunque altro. Sciascia ci accompagna in un viaggio che parte dall’immediato dopoguerra ed arriva alla fine degli anni ’70 in cui vediamo le vicende della Sicilia e dell’Italia attraverso gli occhi di chi non ha alcun preconcetto. Il risultato è che i vizi e gli interessi delle persone sono smascherati con una semplicità ed una “candida” leggerezza che non ha lo scopo di fare la morale, ma soltanto di fare riflettere. Quando – per esempio – i membri del partito comunista della sezione che Candido frequenta, discutono di dove riparare nel caso in cui ci fosse un colpo di stato ed escono i nomi di Francia, Canada, ecc. Candido domanda “Ma perché nessuno vuole andare in Unione Sovietica?” Domanda che gli costa l’allontanamento dalla sezione accusato di essere un provocatore… Lettura allo stesso tempo piacevole ed intensa. Da non perdere!

Dopo l’esordio in televisione, torna Monterossi con una nuova avventura e nuovi casi su cui indagare. Questa volta il nostro protagonista è alle prese con la ricerca di una persona scomparsa che – inevitabilmente – risulterà essere collegata all’omicidio sul quale indagano i poliziotti Ghezzi e Carella. Questa volta il tema attorno cui tutto ruota è l’amore. Il nostro Monterossi, infatti, si trova spesso a riflettere e a valutare i diversi tipi di amore che gli capita di incontrare nel corso dell’indagine. Lo schema dei romanzi della serie di Monterossi è ormai consolidato, anche se in questo capitolo il protagonista risulta un po’ defilato a favore di Falcone e della Cirielli. A lui, comunque, spetta sempre il ruolo di fare la morale delle vicende che intreccia. La lettura è sempre più che piacevole: linguaggio leggero e punteggiato di umorismo che scorre senza nessun intoppo. La trama ha qualche lato oscuro che non si perdonerebbe in un giallo, ma che possiamo accettare in questi racconti che gialli non sono… o almeno non solo…

Leggendo questa raccolta di interventi di Umberto Eco il primo pensiero è “Peccato non averlo conosciuto di persona”. Si scopre, infatti, che l’austero professore di semiotica era, in realtà, una delle persone più spiritose e sarcastiche mai viste. Con il sorriso sulle labbra, si trattano temi tutt’altro che leggeri o marginali, sempre con un distacco scanzonato che rende leggera e scorrevole la lettura del libro. Mi ha particolarmente colpito il suggerimento che regala agli aspiranti scrittori per evitare che – dopo la loro morte – vengano date alle stampe anche le liste della spesa manoscritte… Per evitare la pubblicazione delle lettere d’amore, l’indicazione è quella di fare in modo che la persona amata non abbia nessun interesse nel vedere quelle lettere rese pubbliche. Pertanto Eco suggerisce di inserire frasi tipo “Amo anche le tue frequenti flatulenze…” Chissà se nelle sue lettere alla moglie ha davvero scritto cose del genere… sarebbe stato capace!

Carofiglio torna in libreria proponendo una nuova vicenda del suo personaggio Penelope Spada comparso per la prima volta lo scorso anno in “La disciplina di Penelope”. Anche nel nuovo romanzo, l’investigatrice senza licenza, si trova ad indagare su di una questione che la riporta ad un suo passato professionale che avrebbe forse preferito dimenticare. La narrazione, quindi, procede tra la nuova indagine ed il racconto di episodi avvenuti cinque anni prima. Scopriamo così il perché la protagonista ha lasciato la magistratura: tema già presente nel primo romanzo, ma lasciato in sospeso. L’indagine – sia quella nuova che quella di cinque anni prima – appaiono un po’ forzate e non sempre avvincenti. Tuttavia la narrazione ha il pregio di disegnare un po’ meglio il personaggio della protagonista che appare un filo più umana e meno algida di come appariva nel romanzo del 2021. Nel complesso il libro è ben scritto e di piacevole lettura, anche se certamente non si tratta del capolavoro dello scrittore barese.