Leggere un libro di Umberto Eco , qualunque esso sia, è come intraprendere un viaggio che sai quando inizia ma non sai mai esattamente quando finisce.
Nel mio caso, "il Cimitero di Praga" è stato un viaggio lunghissimo iniziato ancora un anno fa, interrotto e ripreso più e più volte, spesso tornando indietro sui miei passi riprendendo nuovamente la strada che avevo già fatto, con la tentazione spesso di abbandonare e arrendermi alla evidenza che durante questo viaggio mi ero perso.
Invece no, qualcosa mi ha sempre spinto a rialzarmi dalla caduta e di proseguire anche se quello che stavo percorrendo era avvolto dalla nebbia a volte diradata a volte proprio fitta fitta.
Fuor di metafora è stata una lettura che mi ha accompagnato per mesi e mesi, spesso caustica e divertente, a volte appassionante, ma molto spesso a me incomprensibile piena di aneddoti e di personaggi storici a me ignoti , quindi con il rimpianto ogni volta di non avere quella preparazione e competenza storica adeguata alla lettura di questa storia. Che poi storia non è, piuttosto una serie di accadimenti, riportati in forma epistolare non lineari nel tempo (come dice Eco nell'epilogo "come dicono gli americani Flashback") il che rende il tutto ancora più complicato.
Il nostro personaggio, beffardo e bastardo come pochi, percorre la storia europea del 1800 (quella con la "S" maiuscola) come un novello Forrest Gump tra Freud, Garibaldi, Ippolito Nievo e Dreyfus, ma a differenza del film di Zemeckis (Forrest rimane impermeabile agli accadimenti che gli avvengono intorno) qui Simoncini senza saperlo la modifica ,la deforma fino a cambiarla (in peggio) definitivamente : è lui di fatto che ( ignaro della nefandezza che sta combinando...ma non troppo) da vita,qualche decennio dopo, al più nefasto degli orrori della storia dell'umanità!! (e questo si che si capisce bene, molto prima della fine del libro)
Ecco, tra mille racconti e sottoracconti che divergono , distraggono, deviano e mille personaggi che scompaiono e riappaiono durante la narrazione (a detta di Eco tutti veri e reali a parte il protagonista) e proprio questo che mi ha spinto a continuare: verificare che, un falso dopo l'altro, effettivamente era li che Eco voleva portare il lettore: ovvero alla fine dell'umanità !!!