Sai quella sensazione che hai dopo tanto che sei in un ambiente estraneo e all’improvviso incontri qualcuno come te? Non proprio uguale a te, piuttosto qualcuno a cui puoi essere vicino come puoi esserlo ad uno del tuo paese quando è da tanto che sei all’estero. Qualcuno della tua gente, se è da un po’ che ti senti alieno in mezzo alla folla. Ti senti a casa.
Beh, ogni tanto un autore, se è bravo, riesce a farti incontrare un personaggio e a farti sentire a casa con lui. Non che io abbia compiuto lo stesso percorso di quei personaggi o abbia le loro abilità, neanche per sogno: è solo che sono un gruppo di persone di cui mi fa piacere ascoltare la lingua, come se fossero i menestrelli del mio popolo fatato immaginario e io la ragazzina che fantastica ascoltandoli cantare.
Ecco, grazie ad Andrew Hodges, ora anche Alan Turing è uno di loro. Non ho neanche lontanamente la sua intelligenza, questo è un semplice dato di fatto, né condivido molte sue caratteristiche, ma ci sono alcune cose del racconto che Hodges fa di lui che mi fanno sentire a casa. La schiettezza. Il mettere la sincerità al di sopra di molte convenzioni dell’interagire sociale. L’andare al lavoro in bicicletta con un impermeabile imbarazzante pensando agli interessanti problemi da affrontare tra poco. Il continuare a credere, anche contro l’evidenza, che le persone tendano a muoversi secondo ideali puri. La curiosità. La passione nel cercare di capire come funziona il mondo, svincolata perfino dall’egocentrismo di considerare l’universo come adatto solo se mette l’uomo al centro (magari, è alla società, agli uomini stessi, che deve essere chiesto. Non all’universo). L’ironia come arma di leggerezza. Il desiderio di amicizia e di scambio reciproco come fonti indispensabili per crescere.
E’ anche un ottimo libro divulgativo. Tutti i molteplici interessi di Turing, dalla logica alla biologia, sono ben spiegati. E’ utile soprattutto considerato che ci siamo talmente abituati ai computer da non meravigliarci più per l’idea di macchina logica, macchina che processa informazione. Noi attacchiamo una presa, passa la corrente e il computer elabora parole e numeri: come? I bit non sono mica ruote di ingranaggi.