Una graphic essay intelligente, brillante, ironica e mai noiosa. Per chi vuole capirne di più del fumoso mondo del giornalismo, dalla sua nascita fino ai giorni nostri, ai tempi della Rete. Per chi cerca un altro punto di vista oltre a quello del Grande Fratello e della persuasione occulta che manipolerebbe in modo scientifico e organizzato l'opinione pubblica. Per chi vuole capire quanto c'è di vero nell'informazione e di come la verità sia inficiata dalle opinioni degli autori, dalla censura politica, dalla fede e dalla brama di successo dei giornalisti, figli del loro tempo. Per chi, infine, vuole approfondire le basi dei meccanismi cognitivi che l'informazione sfrutta per ottenere più audience e indurre consenso. Questo libro termina con un capitolo dedicato agli scenari ipotetici di sviluppo della comunicazione e della vita sociale alla luce degli ultimi sviluppi tecnologici.
Unica pecca - se così si può dire - di questo libro è che l'analisi è incentrata sulla storia Americana, capibile in quanto l'autrice è una famosa giornalista statiunitense: scrivere di ciò che si conosce è sempre una regola consigliata.