Prima che vi apprestiate a intraprendere questa lunga lettura, ci tenevo ad avvertire che è piena, fin troppo, di episodi e argomentazioni che forse nulla concernono con il testo da presentare. Se non siete pazienti, non andate oltre. Avete tutto il diritto di non leggere. PERCORSI PER GIUNGERE AD UN LIBRO Sono convinto che nel mondo dei libri e delle letture, ci siano degli strani percorsi che ti risultano simpatici solo dopo che ti rendi conto che sono stati sentieri. Il primo libro di Pennac che ho letto è stato "Signori! Bambini" e non mi aveva entusiasmato molto. Sapevo che esisteva una saga Malaussene, di un tizio che come lavoro faceva il capro espiatorio. Ma ero incerto se cominciare a leggere questi altri libri. Poi, invece, ho trovato questo libro sul solito scaffale delle librerie che mi ostinerò a frequentare fino a che non mi cacceranno, l'ho letto, successivamente abbordando anche la saga Malaussane. Queste Considerazioni sul leggere, di un professore di Lettere (francese) di liceo, mi hanno colpito perché sono così impregnate di amore per la lettura, per i libri, per l'insegnamento; la prima immagine che mi viene in mente è quella del professore poeta Georges Perros: "....arrivava il martedì mattina, con i capelli scompigliati dal vento....Svuotava sulla cattedra una tracolla piena di libri. Ed era la vita" E già questo mi da' gioia, una specie di acquolina in bocca. Ma ci pensate! Avere un professore che arriva in classe e ti esplode sulla cattedra la possibilità di varcare mille di quei nuovi percorsi. Che ne prende uno e comincia a passeggiare per la classe, leggendo, con uno di quei toni caldi, storie che già sono sue, profondamente. LA NASCITA DEL DESIDERIO DI LEGGERE Ho pensato a come e quando, è nato in me, il desiderio e il piacere di leggere. Quando capitava che stessi male da bambino, un po' di febbre o una delle malattie infettive che da piccoli ci beccavamo (perché non erano previsti vaccini) per plasmare manciate di anticorpi, mia madre era solita ritornare dalla breve spesa, con un regalino, che la maggior parte delle volte era un libro. Quelli per bambini, come gli Aristogatti, o mi ricordo, una carica dei 101 con le pagine che si aprivano in 3d e alcuni elementi che potevi scorrere. Erano pagine dai mille colori, con un profumo che si è profondamente inciso nella mia testa (sono uno di quelli che apre e annusa i libri). Li leggevo e rileggevo, senza che nessuno me lo imponesse. Erano regali e li trattavo come tali, attribuendogli un valore aggiunto di bellezza, in quanto doni. Erano una specie di giocattoli, che potevi maneggiare stando a letto. Altro elemento che reputo fondamentale è la libreria. A casa mia c'era quello strano mobile, così classico nella struttura, ma così vario nelle sue fauci, che erano denti di colori diversi, sparsi in modo poco uniforme. Quando cominciai a capire che in essa venivano riposti i gustosi regali, delle giornate da malato, associai l'idea che tutto il resto che li contornava erano altrettanti mondi da esplorare. La libreria è un pezzo importante per creare un lettore, deve essere poco asettica e non eccessivamente ordinata, e contenere le storie più varie. Questo libro si interroga proprio sulle modalità per far nascere un lettore, citando sin dall'inizio i comportamenti che invece rendono il leggere un dovere da cui fuggire. In quanto libro pedagogico, in esso vengono proposti dieci diritti che noi lettori "maturi" ci concediamo e che dovremmo trovare l'equilibrio per concedere, anche a chi si appresta a diventarlo, lettore. 1) Il diritto di non leggere Come può capitare ai patiti della lettura di avere periodi in cui si legge poco o niente (il principio di indigestione, che suggerisce Pennac, al solo vedere un libro, a me, sinceramente non è mai capitato), occorre concedere a chi lettore potrà diventarlo di arrivarci con il suo passo. E non dobbiamo pensare che il leggere ci rende sicuramente speciali rispetto a chi non condivide il nostro stesso piacere. 2) Il diritto di saltare le pagine Beh! Non è che questa pratica sia molto ortodossa, ma lascio la parola a Pennac per spiegarVi: "....ho lasciato Tolstoj dissertare da solo dei problemi agrari dell'eterna Russia". Sta parlando di Guerra e Pace (capite perchè ritengo quest'uomo un genio ?) che è un capolavoro che qualcuno ha abbandonato perchè trovava qualche descrizione più lunga del necessario. Occorreva saltare le pagine ma non perdersi il resto di un mondo. Ho sentito spesso che molti lettori nell'affrontare "Il signore degli Anelli" abbiano desistito infangandosi nella prima parte di descrizione del mondo Hobbit. E ne provo, per loro, un vero dolore, acuto. L'ennesimo percorso che mi ha portato a questo libro di Tolkien, inizio di un genere, è una biblioteca di una caserma dell'Aeronautica (la Romagnoli di Roma), dove sono stato per alcuni giorni, insieme a altri commilitoni, in attesa di un'assegnazione. Ed almeno io, ne rimasi ammaliato. Non credevo esistessero biblioteche, e non pensavo che gli eventuali addetti a riempirle, spaziassero così tanto. Gli uomini di cultura, sono ovunque, pronti a disseminarne. 3) Il diritto di non finire un libro "Se il libro ci cade dalle mani lasciamo che cada", "i buoni libri non invecchiano" e possiamo lasciarli ad attenderci nella nostra libreria (o anche in quella di altri), in attesa che noi si divenga pronti per loro; attesa che non è indispensabile concludere. Per quanto mi riguarda ho "Il nome della Rosa" ad aspettarmi dalle superiori. 4) Il diritto di rileggere 5) Il diritto di leggere qualsiasi cosa Questo diritto è delicato, perché difficile da concedere e sopratutto da concedersi. Ammetto di essermi, a volte, issato su un piedistallo ed aver distribuito occhiatacce, davanti ad alcuni romanzi ed ai loro lettori. Mi sono permesso di farlo addirittura con Siddharta, e credo che mi ricapiterà di dover chiedere scusa a uno come Hesse, ma pian piano sto imparando e adoro chi legge Topolino, e spesso compro best-seller prodotti da scrittori con la vena industriale. Ho letto "Il grande libro della stregoneria e della Wicca", e ho consumato gli Alan Ford; leggo parola per parola tutti i manuali degli elettrodomestici, sto con il tempo concedendomi questo sacrosanto diritto. 6) Il diritto al bovarismo Cioè di scambiare "...le lucciole del quotidiano per le lanterne dell'universo romanzesco...." 7) Il diritto di leggere ovunque Non sono il solo ad aver sfruttato il servizio militare per leggere, come cita Pennac. 8) Il diritto di spizzicare Dovrebbe essere un obbligo. Naturalmente scherzo, ma credo di aver letto volumi e volumi, se mettessi insieme tutte le spizzicate nelle librerie, nelle biblioteche (mentre magari ero lì per studiare Analisi Matematica), a casa di un amico, ultimamente mi è capitato in un negozio di mobili, diversamente dal solito, avevano messo nei salotti esposti, libri veri. 9) Il diritto di leggere a voce alta Beh! Che dire....Pennac cita Kafka che leggeva la Metamorfosi a Max Brod, oppure Dostoevskij che scriveva a voce alta... 10) Il diritto di tacere Taccio...e vi lascio alla conclusione, bellissima come tutto il libro, di Pennac. CITAZIONI Vi faccio un elenco degli autori e dei romanzi citati nel libro. Non sono tutti e alcuni li nomina e basta, ma per me è bastato per accendere l'interesse verso altri scrittori. Dopo aver letto concluso questo libro, ho cercato, comprato e letto "Madame Bovary" di Gustave Flaubert. Guerra e Pace, Anna Karenina, Tolkien, Pascal, Madame Bovary, Flaubert, Puskin, Sofocle, Biancaneve, Rousseau, Il libro della giungla, Kafka, (anche il Milan di Berlusconi), Gogol, Dostoevskij, Klaus Mann, Thomas "il Mago" Mann, Montaigne, I Demoni, L'Idiota, Viaggio, Celine, La specie umana, Robert Antelme, Carlo Levi, Shakespeare, Proust, Vialatte, Strindberg, Kierkegaard, Moliere, Beckett, Marivaux, Valery, Huysmans, Rilke, Bataille, Gracq, Hardellet, Cervantes, Laclos, Cioran, Cechov, Henri Thomas, Butor, Moliere, Zola, Apollinaire, Brecht, Wilde, Goethe, La coscienza di Zeno, Svevo, Moby Dick, Melville, I fratelli Karamazov, I Miserabili, Pietroburgo, Andrej Belvyj, Joyce, Ulisse, Sotto il vulcano, Malcom Lowry, Montagna Incantata, Borges, Stendhal, Don Chisciotte, Boris Pasternak, Dottor Zivago, Calvino, Fante, Stevenson, Suskind, Lagerlof