Questo libro, dal titolo insolito e leggermente "irriverente", tratta un problema che ai lettori di questa collana è già stato presentato da un altro angolo visuale nel volume di Sherrington, "Uomo e natura". Mentre in quest'ultima opera il problema del rapporto corpo - spirito era trattato dal grande neurologo inglese sulla base della neurofisiologia, qui abbiamo una trattazione "storica", perché l'autore, da rigoroso e intelligente evoluzionista qual è, ci fa assistere alla nascita graduale del prodotto più alto della natura: la mente e la coscienza dell'uomo. Smith conduce il lettore attraverso le immense ere geologiche nelle quali si è formata la vita sulla Terra. Dalla sua ricerca, la coscienza umana risulta inserita in una serie continua, determinata dal fatto che "a ogni stadio, la selezione naturale favorì gli animali che avevano maggiori capacità di vedere la propria via di qui a là e di anticipare le conseguenze di un'azione potenziale". La coscienza, quindi, non è peculiare all'uomo, o ai primati, o ai mammiferi; essa risale alle radici della storia dei vertebrati ed è stata progressivamente elaborata in modo approssimativamente proporzionale all'evoluzione del sistema neuromuscolare. Mezzo principale del ciclo evolutivo può considerarsi il rene, in quanto esso regola la composizione chimica del sangue e rende possibile in perfetto funzionamento delle varie parti del corpo. L'autore, solidamente legato all'accuratezza dei fatti accertati, insiste sul fatto che vi sono ancora moltissimi punti oscuri e anelli mancanti in tutta la costruzione evoluzionistica, e che d'altra parte essa non dovrà mai essere intesa in senso metafisicamente teleologico.