Credevo di avere già letto questo libro di De Carlo, perché è nella mia libreria da più di tre decenni e perché amo l'autore, del quale ho letto tutto. O quasi, evidentemente.
Mi sono messa a rileggere, e ciò che leggevo mi appariva così nuovo, niente mi risvegliava un ricordo, perciò sono sicura di essere alla prima lettura e non alla seconda.
E che lettura!
So che De Carlo riceve plausi e critiche feroci in eguale misura, e sono d'accordo sul calo della sua capacità narrativa degli ultimi lavori. Ma questo è, senza ombra di dubbio, il suo libro migliore, quello che rimane impresso a vita nella mente del lettore, e che, quindi, è impossibile che io lo abbia dimenticato.
Le vite di Guido e di Mario sono la testimonianza di quanto alcune amicizie riescano a essere legami indissolubili, soprattutto se nate sui banchi di scuola.
Guido Laremi e Mario (senza cognome, e non è un particolare trascurabile) sono ragazzi totalmente diversi: provengono da famiglie diametralmente opposte, hanno caratteri all'apparenza incompatibili, ma coltivano gli stessi sogni di un mondo migliore, avulso dal progresso rumoroso e inquinante delle metropoli, scollegato dal guadagno fine a se stesso, ideale e idealizzato.
Nei venti anni che trascorrono, dai loro 14 della prima liceo, le vite dei protagonisti imboccheranno percorsi inversi: l'idealista, geniale, irascibile, ambientalista Guido veicolerà la propria rabbia e la propria incapacità di adattamento, in una scrittura distopica e di male interpretato successo; il ragazzo di buona famiglia Mario, creerà quell'oasi sognata da ragazzino con l'amico, nelle campagne intorno a Gubbio.
I due amici, pur separati dalle scelte di vita, non perderanno mai quel legame costruito agli inizi. Guido, con i propri tormenti e le proprie delusioni, troverà sempre in Mario la pace agognata, mentre Mario si troverà spesso a mediare con se stesso il dispiacere per le scelte dell'amico, senza mai condannarlo, senza mai cercare di cambiarlo.
La vita dà, la vita toglie, l'amicizia vera resta oltre la vita.