Autore: spagnolo ( 1903-1972). Racconti.
Padre tedesco e madre francese, si ritrova in Spagna a 11 anni. E la Spagna sarà il suo destino. Alla fine della guerra civile l’esilio in Francia e nel 42 quello in Messico dove restò fino alla morte.
Quando ho visto questo libro l’ho preso al volo. Non è stato pubblicato molto di lui e avevo in mente solo un Sellerio, Delitti esemplari.
Evidentemente l’ho letto su prestito o l’ho prestato io dopo averlo letto, spinta dal piacere di condividere. Nel primo caso il libro non posso averlo (faccio parte di una specie rara anche se non protetta: quella che restituisce i libri), nel secondo caso faccio parte di una schiera di infelici molto diffusa e anch’essa non protetta.
I racconti sono racconti, ma sono anche opere della memoria.
Il primo è l’accorata narrazione della fuga di profughi da Barcellona verso la Francia sotto i bombardamenti aerei prima che Franco, il generalissimo di Dio, entri in città nel gennaio 1939.
E chi racconta non può essere una persona e allora è un albero. Un testimone che vede, ma non può muoversi, né piangere, né gridare, né raccattare i morti, che può solo contribuire con la perdita dei propri rami.
Cronache dai campi di concentramento francesi in Francia e in Algeria, dove questi migranti non graditi (anarchici, socialisti e comunisti) vengono parcheggiati in attesa di essere ammazzati o morire di tifo, fame o altri fortunati accidenti. I più politicizzati finiscono in Algeria.
I guardiani sono militari delle colonie, un modello prodotto in serie in qualche bolgia infernale. Uguali ovunque.
Bellissimo il ricordo di Malaga, lustrascarpe un po’ debole di mente, che il destino porta in Algeria.
Malaga che non accetta il fatto che i santi siano senza scarpe e che ha la certezza che il Padreterno le abbia e lui le farà risplendere.
Incontri tra ex giovani, ormai dispersi, che discutono di politica come se tutto non fosse ormai trascorso.
Incontro sul confine tra un padre esule in Messico ed un figlio che non può ricordare nulla, un po’ per l’età e un po’ perché tutto è stato rimosso. Il fallimento non solo è una guerra perduta, ma anche il tempo sospeso in cui le anime restano insieme a quelli che sono morti allora.
Ancora oggi le fosse comuni non sono state riaperte e la ricerca della sepoltura di Garcia Lorca andrebbe affidata a Indiana Jones. Ma esiste, nella Valle de los Caidos, monumentale, marmoreo, diabolico, vergognoso un memoriale dove sono sepolti de Rivera e Franco stesso. Vicino c’è un convento che può ospitare i visitatori.
Forse quando Dio creò tutto, vide che era cosa buona e se ne dimenticò.
17.07.2017