Il Gran Diavolo, l'Invincibile, un uomo d'armi che niente teme, un combattente senza pari, un maestro di strategia, un incomparabile comandante quando deve scegliersi gli uomini da accettare nel proprio contingente: questo è il ritratto più accreditato di Giovanni delle Bande Nere. Indomito, così come era stata sua madre: Caterina Sforza, pronto come lei a ferocemente reagire alle provocazioni, e anche -questa è una sua personale 'virtù'- a saper provocare. Tutto vale per lui purché sia nel segno dello scontro. Accetta i brevi momenti d'ozio come istanti che ridiano rinnovato vigore al corpo e ira nell'animo contro il nemico da affrontare. Un nemico che volta a volta può anche mutare, a seconda delle circostanze politiche di quella che fu l'Italia del Cinquecento. Può mutare, ma è il trovarselo di fronte che lo rende tale. Non vale allora bandiera o memoria di precedenti alleanze: il nemico è quello che ti si schiera contro. È l'inesorabile logica della guerra. E Giovanni delle Bande Nere è un guerriero. Che fermamente crede nella sua professione.