Aspettavo da tempo che mio figlio fosse abbastanza grande per iniziare a leggere insieme i libri di Harry Potter e le aspettative non sono state deluse. Lui è stato completamente rapito dal racconto, per giorni non ha parlato d'altro, e devo dire che anche io attendevo con una certa ansia il momento della lettura.
Ma come ha fatto la Rowling a riuscire nel proposito benemerito di portare milioni di bambini, ragazzi e adulti a leggere i suoi corposi romanzi?
Credo che il successo risieda nel mix di generi, a partire sicuramente dall'ambientazione fantasy, che riattualizza una lunga tradizione di racconti e fiabe. Nessuna invenzione dell'autrice è particolarmente originale, ma l'insieme è ricco e ben riuscito e ogni lettore credo porti nel cuore un elemento in particolare (per me la consegna delle lettere di Hogwarts, che riescono a raggiungere Harry in qualunque posto i suoi antipatici tutori cerchino di nasconderlo).
Poi c'è la componente "teen": le amicizie, le avventure e gli amori di un gruppo di compagni di classe. Azzeccata in questo senso la scelta di mettere il protagonista, e i problemi che gli derivano dal suo ruolo di prescelto, al centro di un gruppo di amici sfigati (la secchiona antipatica, il ragazzo povero, l'imbranato zimbello di tutta la scuola), sorta di club dei perdenti in versione stregonesca.
Infine c'è la struttura "a giallo", con i suddetti amici che vagano nottetempo per i corridoi della scuola in cerca di indizi utili per la risoluzione dell'enigma. Questa è secondo me la parte che funziona meno: le coincidenze sono a volte forzate e i meccanismi di scoperta un po' tirati per i capelli. Ma credo che nessuno rinfaccerà alla Rowling di non essere all'altezza di Agata Christie: nonostante l'impalcatura traballi un po', il racconto che ci sta sopra funziona a meraviglia.